Quando Acer decide di fare sul serio si vede benissimo…in 3D. Il suo nuovo portatile pensato per i gamer non richiede neppure gli occhialini e ha anche uno scopo professionale.
Nel momento in cui è nata una collaborazione fra uno dei maggiori produttori di computer e la tecnologia 3D di SpatialLabs era chiaro che fosse giunto il momento. Grazie a questa collaborazione il futuro del gaming appare sempre più definito e soprattutto solido…almeno in apparenza. Con i nuovi pannelli i prodotti Acer saranno davvero incredibili.
Largo quindi ad Acer SpatialLAb Predator Helios 300, la nuova macchia da guerra dell’azienda taiwanese. Ma oltre al pratico portatile da condurre con sé ovunque l’azienda è andata oltre con due monitor molto speciali. Uno pensato a sua volta per venire incontro ai gamer, l’altro invece progettato per un utilizzo più tecnico.
Un pannello ambivalente
Ogni schermo fra quelli elencati mantiene le stesse dimensioni classiche da laptop, ossia una misura di 15,6 pollici. Su tutti è presente risoluzione 4K e la tecnologia per ottenere un effetto 3D stereoscopico. Una possibilità vera sia per un’esperienza di gioco molto diversa sia per altre attività anche di carattere professionale.
Il 3D non apre solo nuove frontiere al gaming ma anche a figure che per lavoro devono realizzare progetti di design o addirittura strutture intere. In questo modo anche la presentazione di tali oggetti o edifici può avvenire con un sistema che può fare colpo su una potenziale clientela con proposte a 360° (letterali).
SpatialLabs e la sua tecnologia
Alla base di quanto messo a punto da questa collaborazione con Acer c’è l’obiettivo di dare una percezione sempre più “fisica” del mondo virtuale in tutte le sue declinazioni. Ossia poterlo esplorare in modo sempre più approfondito e spenderlo in modi più innovativi. Vedere le proprie creazioni “fluttuare” come fossero vere per chi crea progetti o avere l’impressione di non avere più barriere fra lo schermo e la realtà.
L’essenza è il regolare la costruzione di ogni oggetto a tre dimensioni componendo due immagini a seconda della distanza fra le pupille. L’effetto tridimensionale arriva dalla loro sovrapposizione a livello del cervello quando si sommano le percezioni distinte dei due occhi.