Almeno un giocatore di Roblox, la popolare piattaforma creativa utilizzata da migliaia di giocatori in tutto il mondo per dare vita ai propri universi, è finito nella cronaca nazionale per essere stato arrestato proprio perché giocava.
Ricostruendo però la vicenda viene fuori un quadro che non può non portarci a fare qualche riflessione. Una prima considerazione è che torniamo a parlare un’altra volta proprio di questa piattaforma che continua a macinare milioni, anche se altrettanti milioni sembrano essersi persi per strada. Roblox sta però facendo parlare di sé a più riprese ultimamente per una serie di attività e di esperienze che hanno dimostrato come sia sempre più fondata l’impressione che qualcuno non controlli come dovrebbe.
Abbiamo letto con una buona dose di preoccupazione l’esperienza raccontata su Twitter da una sviluppatrice che ha voluto controllare di persona se la piattaforma su cui chiunque può fare login per creare un proprio videogioco fosse effettivamente in grado di fornire a bambini che si trovano in un’età compresa tra 5 e 8 anni contenuti adeguati. La risposta breve è: no, a quanto pare la piattaforma non è capace. Quello che però è successo a questo ragazzino di 16 anni e ad un altro che di anni ne ha solo 15 mostra una difficoltà che va ben oltre gli eventuali filtri che non filtrano.
Ragazzini addestrati su Roblox
A seguito di una serie di indagini, l’unità di sicurezza interna di Singapore è arrivata ad arrestare due ragazzini: uno ha 15 anni e l’altro ha 16 anni. L’accusa con cui sono stati tratti in arresto ha dell’agghiacciante: i due sono i fatti stati presi perché accusati di essere terroristi affiliati all’estremismo islamico. Ma che c’entra Roblox coi terroristi? Purtroppo questa domanda che sembra assurda ha una risposta che invece non è assurda per niente.
Perché nel fitto e poco controllato sottobosco in cui spuntano come funghi giochi e giochini costruiti a partire dai blocchi messi a disposizione dagli sviluppatori, c’è chi ha trovato una nicchia in cui fomentare l’odio e la violenza. A riportare la notizia tutta una serie di testate che hanno avuto modo anche di fornire dettagli riguardo ciò che questi due piccoli terroristi facevano online. I due si sono infatti trovati a giocare su server ispirati allo Stato Islamico con in particolare una ricostruzione dell’Iraq, nella zona di conflitto in Siria e di un’area delle Filippine. Il ragazzo di 16 anni, che in realtà le autorità di Singapore seguono da quando di anni ne aveva 14, ha anche dichiarato fedeltà a un leader dell’Isis incontrato dentro Roblox.
Il lavaggio del cervello un pixel dopo l’altro
Riuscire a dimostrare che i videogiochi non provocano derive violente in questo frangente specifico può essere difficile. Ma in realtà la storia che sta coinvolgendo questi due adolescenti è solo l’ennesima dimostrazione di come il mezzo espressivo del videogioco, alla stregua di tutti gli altri mezzi espressivi, può essere piegato al proprio volere e che c’è assoluta necessità di controllo da parte di tutti coloro i quali hanno la responsabilità di far crescere i cittadini di domani. Genitori, educatori ma, a questo punto, anche sviluppatori. Perché non è possibile che a 15 anni si possa iniziare a pensare di voler andare a spasso per Singapore portando un coltello e ammazzando persone che non seguono la fede musulmana o trasformarsi in un attentatore suicida solo perché dentro Roblox hai incontrato chi non avresti dovuto vedere neanche con il telescopio.