Pochi minuti fa è andata in onda la popolare trasmissione Striscia la Notizia, conosciuta e seguita da moltissimi italiani. Uno dei servizi di questa puntata, realizzato da Max Laudadio, è stato dedicato a un argomento a noi certamente molto caro: i videogiochi.
Nel servizio non si è parlato solo di videogiochi in generale ma, come potevamo aspettarci e in linea con lo spirito del programma, l’inviato Max Laudadio ha mosso una critica prima verso i videogiochi come influenza negativa e, successivamente, verso la mancanza di regolamentazione per l’acquisto di titoli violenti da parte di minori.
Durante il servizio sono state mostrate diverse immagini, leggermente sfocate, che rappresentavano chiaramente uno dei videogiochi più criticati di sempre: Grand Theft Auto V. In questo caso Laudadio ha esordito descrivendo tutte le azioni “cattive” che si possono compiere in gioco, sottolineandone l’aspetto violento con un certo sgomento, per poi chiedersi come mai sia possibile l’acquisto da parte di un minore.
Laudadio ha menzionato la classificazione PEGI che, come ricorda lui stesso, rappresenta un’indicazione sui contenuti. Max chiarisce che PEGI non significa divieto e, in Italia, una regolamentazione dedicata non esiste.
Le parole di Laudadio si sono rivolte anche ai commercianti, accusati chiaramente di speculare senza ritegno. Secondo l’inviato della trasmissione, un negoziante che si trova davanti a una banconota da 100 euro non si fa problemi nel vendere un prodotto non idoneo a un minore. Subito dopo questa specificazione, come spesso capita durante questo tipo di servizi, è stato chiesto a un infiltrato con telecamere nascoste di acquistare un gioco segnalato come PEGI 18, dichiarando apertamente ai commessi di non essere maggiorenne. Gli impiegati hanno spiegato che non c’era un divieto di acquisto e hanno venduto il gioco senza pensarci due volte.
Seppure la mancanza di regolamentazioni rappresenti un discorso delicato e importante, l’esagerazione del servizio è piuttosto evidente. I commercianti di videogiochi sono stati paragonati a spacciatori di violenza assetati di denaro, e anche la parte di infiltrazione con telecamere nascoste ha l’aria di essere stata creata appositamente per dare un’impressione grave: che bisogno c’è di nascondere una videocamera e mandare una ragazza (non una bambina) ad acquistare un videogioco in un negozio dei più conosciuti? Protagonisti del video, inoltre, sono stati giovani impiegati e non certo malefici gestori. Dato che, come ricorda Laudadio, non è contro la legge vendere un videogioco PEGI 18, nascondere una telecamera ha tutta l’aria di essere una scelta mediatica per creare scalpore.
Durante il servizio è stata intervistata l’onorevole Franca Biondelli, sottosegretario di stato al lavoro nell’attuale Governo Renzi, che ha ricordato come diversi anni fa sia stata proposta una legge per la regolamentazione della vendita dei videogiochi violenti che, però, è stata messa da parte e mai approvata.
Non lo neghiamo: i contenuti di alcuni titoli sono decisamente violenti. Sicuramente è una cosa estremamente importante riflettere sulla tutela dei minori e trovare il modo di gestire la qualità dei contenuti ai quali i più giovani vengono esposti, ma perché accanirsi sempre sui videogiochi, spesso senza menzionare tutti gli altri stimoli? Forse, semplicemente, i videogiochi sono una facile preda?
Grand Theft Auto è sicuramente uno dei più criticati degli ultimi anni ed è stato pubblicato, la prima volta, nel lontano 1997. In seguito, nel corso degli anni, sono stati pubblicati diversi titoli della stessa serie, tutti violenti. La grafica certo è migliorata, come sono cambiate le ambientazioni e i personaggi, ma sicuramente in questi anni sono numerosissimi i ragazzi e ragazzini che ci hanno giocato, in Italia e nel mondo.
Se, come spesso si dice, è così facile che un videogioco violento abbia una cattiva influenza su un ragazzo minorenne, allora come mai non viviamo in un paese dove tutti investono pedoni, aggrediscono con attrezzi da bricolage e rapinano banche? Il motivo è probabilmente lo stesso che spiega il perché, nonostante un’intera generazione sia cresciuta guardando cartoni animati come Ken il Guerriero, non vediamo teste che esplodono per strada: le persone sanno distinguere la finzione dalla realtà, e la morale di ognuno non è poi così facilmente influenzabile come molti, nel momento in cui c’è da muovere una critica, sembrano sostenere.
Cosa succede se un ragazzino si reca in un negozio di DVD e compra un film violento? Ce ne sono centinaia di migliaia. I film violenti sono moltissimi, non sono certo tutti vietati ai minori e, come accade anche nei videogiochi, a volte il protagonista non è affatto buono. Il protagonista è tendenzialmente il personaggio con cui ci si identifica e, quindi, anche in quel caso la violenza dovrebbe influenzare negativamente lo sviluppo di un adolescente. I film sono pieni di personaggi controversi, scene violente, criminalità, sesso e, aspetto sottolineato durante il servizio di Striscia la Notizia, prostitute e spogliarelliste poco vestite. Tutti questi aspetti, però, non sono altro che scorci di mondo reale.
La parte che manca, nel ragionamento che sta dietro al servizio, è che il proibizionismo fine a se stesso non porta da nessuna parte. La violenza esiste da sempre, da ben prima che i videogiochi arrivassero sul mercato pronti a cercare di rovinare il senso morale di giovani e meno giovani.
Certamente è molto importante fare attenzione (e qui dovrebbero essere in particolar modo i genitori) ai contenuti accessibili ai minori; ma non è utile fare di tutta l’erba un fascio, e in questi casi è necessario analizzare le situazioni una per una. Una legge per la vendita di titoli PEGI 18 ai minori potrebbe essere una buona scelta, ma la cosa importante è che le premesse non si basino sulle solite demonizzazioni.
Ancora una volta ci troviamo a ricordare una cosa molto importante: i videogiochi si ispirano alla realtà, non viceversa.
Se volete vedere il video del servizio, lo trovate sul sito ufficiale di Striscia la Notizia.
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