Sundar Pichai, attuale amministratore delegato di Google, avrebbe incontrato i fondatori Larry Page e Sergey Brin in più di un’occasione per valutare una strategia di contrasto alle minacce causate da sistemi di creazione di contenuti basati sull’intelligenza artificiale, come ChatGPT. Era da quattro anni che i due fondatori non mettevano mano ad un progetto della società da loro avviata. Scopriamo tutti i dettagli.
E’ un argomento che stiamo seguendo con particolare attenzione anche noi. Non é il primo articolo che dedichiamo alla questione, perché riteniamo sia di particolare importanza. Un utilizzo improprio dell’intelligenza artificiale sta minacciando, infatti, la credibilità del web. Il modo in cui ciò avviene é, di per sé, semplice: alcuni sistemi di creazione di contenuti basati sull’IA stanno letteralmente inondando il web di articoli.
Questi articoli hanno due caratteristiche principali: la prima é che vengono redatti da sistemi automatizzati, che seguono alla lettera i dettami per la migliore ottimizzazione possibile per i motori di ricerca (SEO), ovvero per essere indicizzati sempre tra i primissimi risultati; la seconda, é che questi sistemi faticano enormemente a verificare la veridicità dei contenuti che producono.
A queste due caratteristiche, si aggiunge un fatto: chi dedice di utilizzare questi sistemi, lo fa nella stragrande maggioranza dei casi solo per profitto. Potendo creare contenuti automatizzati in grandissima quantità ed ottimizzati in termini di SEO, ottengono molti click (in altre parole: attraggono numerosissime visualizzazioni) e quindi consentono di ottenere importanti ricavi dalle pubblicità contenute tra le pagine che ospitano quegli articoli. La veridicità dei loro contenuti é un dettaglio secondario. Se non addirittura trascurabile.
L’intervento di Page e Brin: cosa intende fare Google per arginare il problema
Al momento non é ancora trapelato quasi nulla riguardo alle strategie che Google intende adottare per arginare il problema. Ciò che Pichai avrebbe illustrato chiaramente a Page ed a Brin riguarderebbe il fenomeno in preoccupante ascesa di servizi a pagamento che offrono moli di articoli ottimizzati lato SEO, proprio per avvantaggiarsi dell’indicizzazione delle parole chiave più gettonate o di quelle redditizie ma scarsamente utilizzate.
Dunque, proprio l’algoritmo che é il cuore pulsante di Google viene utilizzato come volano propulsore di contenuti disinformativi e, potenzialmente, pericolosi, in preda a spammer da ogni angolo del pianeta web. Ed urge una politica di contenimento del fenomeno, affinché il tutto non si ritorca contro gli utenti, già più che vessati da bufale e fake news.
La credibilità del web é giunta dunque ad un bivio: da un lato, la strada da intraprendere é quella della disinformazione per generare profitto velocemente, a costi contenuti e con algoritmi che redaggono moli di byte nemmeno calcolabili di notizie non verificate; dall’altro, un’informazione puntuale, accorta, che necessita di un intervento umano capace, competente e responsabile. In tempi consoni ed ai costi corrispettivi. Nonché supportata e sostenuta dai sistemi informatici dei colossi del settore. La palla passa a Google.