Diciamocelo pure: ci sono alcuni avvenimenti rituali nell’industria del videogioco a cui nessun veterano potrà mai sottrarsi. Non sono molti, a ben vedere, soprattutto se escludiamo l’ovvietà dell’uscita di nuove, portentose console da gioco. E tra il rinnovo del contratto di lavoro di un baffuto idraulico italiano e gli annunci di casate intramontabili come quelle Blizzard e Bioware, ancora più “epocale” per il gamer che batte nei nostri cuori è l’arrivo nei negozi di un nuovo, provocatorio e irrinunciabile capitolo della saga di Grand Theft Auto firmata dagli stoici sviluppatori di Rockstar North (al tempo DMA Design).
E con il suo arrivo a cavallo di una nuova generazione di console e una serie di caratteristiche uniche anche per una IP vetusta e rodata come quella di casa Houser, Grand Theft Auto V ha esasperato il volume dell’hype che già gravitava attorno a se fin dal suo annuncio. E a ragione. Già, perché difficilmente potreste ritrovarvi pronti di fronte all’immenso potenziale di Los Santos, una distesa spaventosa di chilometri quadrati vivi come mai prima d’ora sopra, sotto e al livello del mare.
Dopo una sequenza (che vi lasciamo il gusto di scoprire) in veste d’antefatto alle disavventure di Michael, Trevor e Franklin, ci ritroveremo letteralmente lanciati in un mondo virtuale vivido e pulsante, privo della schematicità e prevedibilità che da sempre rappresenta il vero e proprio punto debole di questo genere. Ogni location riecheggia dell’attenzione al dettaglio tipica di L.A. Noire, inglobando la versatilità del sistema di guida di Midnight Club, l’adrenalina delle sparatorie di Max Payne 3 (con tanto di bullet time ed ambientazioni completamente distruttibili) e l’imprevedibilità e varietà delle situazioni proposte in Red Dead Redemption.
Tutti gli enormi passi in avanti compiuti da Rockstar Games, raccolti in un unico titolo: quando si dice fare tesoro della propria esperienza.
Non solo potremo passare da un personaggio all’altro in qualsiasi momento, con uno sbalorditivo zoom out/zoom in satellitare che ci porterà in tempo reale dai panni di uno a quelli dell’altro, ma potremo switchare tra i tre anche nel bel mezzo di una missione senza limiti.
I tre protagonisti di GTA5 hanno vite apparentemente molto distanti tra loro, ma nel corso della storia si imparerà che il loro passato e soprattutto il loro futuro è destinato a percorrere la stessa strada. La presenza di tre protagonisti, le cui trame finiranno per intrecciarsi e avvilupparsi con una serie di espedienti mai stantii né fini a se stessi (e che sottolineano un’attenzione alla stesura della script ancora superiore agli già ottimi standard qualitativi della serie), assicura la presenza di nuova linfa vitale per l’esperienza di gioco. Non solo potremo passare da un personaggio all’altro in qualsiasi momento, con uno sbalorditivo zoom out/zoom in satellitare che ci porterà in tempo reale dai panni di uno a quelli dell’altro, ma potremo switchare tra i tre anche nel bel mezzo di una missione senza limiti, tenendo conto delle variegate caratteristiche di ognuno di loro (Trevor per esempio ha una mira infallibile, ma una pessima guida, mentre Michael è un ottimo pilota ma è in evidente sovrappeso, risentendone se costretto a correre) e delle loro capacità speciali. GTA V, infatti, sfoggia ben più che in passato tutta una serie funzionalità da gioco di ruolo, come lo stesso “livellare” i vari personaggi dove serve e la presenza di abilità speciali assegnate a questi tre simpatici boy scouts.
Michael potrà quindi attivare un bullet time fin troppo simile a quello del suo gradevole amico pelato e in sovrappeso Max; Trevor, in perfetta linea con la follia che aleggia attorno alla sua stessa figura, potrà avvalersi di un vero e proprio “berserk mode” dalla durata limitata, con danni potenziati e una disumana resistenza fisica ai danni decisamente; il buon Franklin, invece, potrà rallentare il tempo durante le corse in auto, così da evitare rovinosi incidenti e rivelandosi la carta vincente per tutte le sequenze di fuga.
GTA V, infatti, sfoggia ben più che in passato tutta una serie funzionalità da gioco di ruolo, come lo stesso “livellare” i vari personaggi dove serve e la presenza di abilità speciali assegnate a questi tre simpatici boy scouts.
Ovviamente, come da buona abitudine per le produzioni Rockstar, saremo inizialmente guidati per mano attraverso comode “missioni tutorial” che faranno da apripista a ben più ostiche e movimentate situazioni dove l’esperienza accumulata e il sangue freddo nel decidere chi utilizzare e in che modo determineranno il successo o il fallimento in una manciata di minuti di gioco. Discorso completamente opposto per la parte esplorativa del titolo, ora svincolata dalla divisione territoriale delle tre classiche isole e aperta fin da subito al nostro animo turistico: tra cieli, fondali (avete letto bene), monti, deserti, colline, metropoli, ghetti e grattacieli sarà difficile annoiarsi. Smodata anche la presenza di attività secondarie, dalle sub quest agli eventi casuali in stile Red Dead alle attività sportive (un vero e proprio gioco dentro, come il tennis, il golf, motocross e jetsky) agli appuntamenti con amici, nemici fino alle spogliarelliste dei numerosi strip club della sempre attiva west coast.
E ritornare alla campagna principale, dopo aver bighellonato per la città degli angeli made in Rockstar, avrà un sapore ancora più deciso: tutto merito dei migliori dialoghi mai scritti per questa saga fin dal suo lontano esordio, una soundtrack devastante e un livello registico di sequenze in-game e off-game finalmente all’altezza del suo nome. Per chiudere una generazione in bellezza, insomma, preparate le valigie per Los Santos… e ricordatevi di portarvi tutto il necessario per una lunga permanenza!