Esiste in inglese una parola: “doomscroll”. E una band vorrebbe utilizzare questa parola nel proprio nome ma essendoci dentro la parola DOOM, quelli di iD Software non sembrano troppo entusiasti.
E non sono contenti al punto tale da aver fatto ricorso agli avvocati e ora il chitarrista e fondatore della band ancora senza nome Dustin Mitchell rischia di rimanere invischiato in un’azione legale che potrebbe andare avanti fino al 2023.
La domanda che vogliamo farci è: perché iD Software si è lanciato con così tanta veemenza contro un povero chitarrista di Dallas che in realtà non aveva nessuna intenzione di utilizzare il nome DOOM per la sua band ma a cui piaceva l’idea del “doomscrolling”?
Tra l’altro doomscrolling ci sembra una parola molto azzeccata per chiamare una band Metal dato che è il termine inglese con cui si descrive quella attività masochista che tutti almeno una volta nella vita abbiamo fatto: scorrere il feed di un social leggendo soltanto le brutte notizie aumentando così la sensazione di tristezza e malessere.
Secondo quanto raccontato ai giornali, Dustin Mitchell avrebbe avuto l’idea di chiamare la sua band Doomscroll dopo aver letto un articolo riguardo una donna ossessionata da quella specie di culto che va sotto il nome di QAnon che aveva distrutto un intero espositore di maschere viso in un negozio e spiegato il gesto folle utilizzando proprio la parola doomscroll. Mitchell ha raccontato di aver trovato il suono di quella parola interessante e di volerlo utilizzare per la propria band. Ma non aveva fatto i conti con gli avvocati di iD Software che nel momento in cui il chitarrista di Dallas si è fatto brevettare il nome della band negli Stati Uniti sono saltati sugli scudi.
Secondo Mitchell, che ha dichiarato anche di essere stato da piccolo fan dei primi capitoli di Doom, quello che stanno facendo gli avvocati è semplicemente colpire qualcosa che non ha niente a che vedere con il gioco. Ma non è la prima volta che iD Software difende così il proprio franchise: se l’è presa con un festival e con un podcast e la lista potrebbe continuare.
In realtà il mondo di internet si sta schierando proprio a favore del chitarrista perché il marchio registrato che Mitchell voleva avere ed è riuscito ad ottenere è relativo soltanto al nome della band mentre, fanno notare da più parti, i creatori di DOOM si sono appropriati di un termine che apparteneva alla musica e stanno ora impedendo allo stesso mondo musicale di utilizzarlo.
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Probabilmente nel momento in cui, da qui al 2023, eventualmente un giudice dovesse mettere mano alle carte possiamo ragionevolmente pensare che il gruppo musicale avrebbe ragione di chiamarsi come più gli pare ma, ed è anche questo è un pensiero ricorrente, quello cui forse puntano gli avvocati di iD Software è proprio allungare la questione al punto tale da renderla economicamente insostenibile e far desistere il povero chitarrista di Dallas. Chissà se quelli di iD Software se la vorranno prendere anche con quelli di Netflix che hanno chiamato il loro evento “Tudum”. Il suono del resto è quello.
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