Oltre cinquanta nazioni in tutto il mondo concordano sul fatto che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in missioni ed attività di tipo militare e bellico possa ingenerare conseguenze di tipo catastrofico. E l’urgenza che la questione venga posta tra le priorità assolute dell’agenda politica internazionale é percepita all’unanimità. Scopriamo tutti i dettagli.
Immaginiamo il mare magnum di perplessità e preoccupazioni che l’introduzione dell’intelligenza artificiale in ambito civile ha causato – e continua a causare – a qualsiasi latitudine e longitudine del pianeta, in particolare riguardo alle minacce di sostituirsi alle attività lavorative degli esseri umani, rendendoli dispensabili e senza né scopo né utilità sociale.
Ora cambiamo ambito e trasferiamoci a quello militare e bellico: a cosa può condurre l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle fasi di preparazione e di attuazione di missioni di guerra? Ebbene, secondo oltre cinquanta nazioni al mondo (58 per la precisione), a conseguenze catastrofiche.
Quanto é affidabile l’IA applicata a pianificazioni militari? Quali e quanti sono i rischi di scelte impreviste, nonché d’imprevedibili “escalation”, decise dall’IA in autonomia? In che modo i militari potranno “aver peso” nella definizione delle tattiche e strategie messe a punto dai sistemi? Interrogativi, questi, a cui la REAIM, ovvero il vertice globale sull’intelligenza artificiale responsabile nel dominio militare, sta tentando di dare risposta.
Nei giorni scorsi, durante il primo vertice del REAIM tenutosi all’AIA, 58 Paesi hanno firmato un primo accordo che prevede che la discussione circa l’uso responsabile dell’intelligenza artificiale in ambito militare sia posta come priorità assoluta in cima all’agenda politica internazionale.
Un “primo passo”, come dichiarato dal ministro degli Esteri olandese Wopke Hoekstra, “per articolare e lavorare su quale sarà l’uso responsabile dell’IA nell’esercito”. Accompagnato dall’appello avanzato da Bonnie Jenkis, sottosegretario di Stato negli USA per il controllo degli armamenti, “a unirsi a noi nell’attuazione delle norme internazionali”, rivolto ad ogni Paese della Terra.
Mentre Jian Tan, rappresentante e portavoce del governo cinese, ha dichiarato: “I Paesi dovrebbero opporsi alla ricerca di vantaggi militari ed egemonia assoluta attraverso l’IA e lavorare tramite le Nazioni Unite”. A quanto risulta, però, la Russia non sarebbe stata invitata a partecipare all’incontro. Dunque un fatto é certo: le intenzioni di utilizzare l’intelligenza artificiale in guerra ci sono e non verranno abbandonate. Ora, in sostanza, i governatori stanno cercando di creare regole condivise, da applicare concordemente all’attività umana più miserabile e mortifera mai inventata a proprio discapito.
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