Tra le tante cose che la guerra in Ucraina ci sta togliendo si aggiunge ora un Museo dei Videogiochi tra i più ricchi di contenuti hardware e software: il Mariupol Computer Museum non esiste più.
Questo museo, composto da oltre 500 elementi di retrogaming appartenenti a una collezione privata era uno dei luoghi più apprezzati dagli amanti dei videogiochi. La notizia è stata data attraverso Facebook dall’account di Dmitry Cherepanov, cuore e anima del museo, e poi rilanciata da Twitter.
Non è possibile confrontare una perdita materiale con le vittime umane che la follia di Putin sta provocando ma si tratta comunque dì qualcosa che ora non esiste più soltanto perché qualcuno ha premuto un pulsante e ha deciso di cancellare un’intera città e la sua comunità dalla cartina geografica a causa di un qualche fantasioso torto.
Come redazione ci battiamo fin dall’inizio perché i videogiochi vengano percepiti non solo come mezzo per intrattenersi ma anche come oggetti di cultura degni quindi di avere un proprio museo e che qualcuno si occupi della loro storia, della loro geografia e della loro arte. L’anno scorso abbiamo conosciuto i ragazzi che si occupano del Museo dell’Intrattenimento Elettronico di Avezzano mentre adesso ci troviamo a raccontare della perdita di una collezione con oltre 500 oggetti databili dagli Anni ’50 e fino all’inizio degli anni 2000.
Di nuovo, in prospettiva forse non è una perdita paragonabile a quella delle vite umane ma del resto si tratta di un vuoto che si viene a creare nella storia del mezzo videoludico. Esattamente come se perdessimo improvvisamente una sala degli Uffizi, ci sentiamo ora mancanti di qualcosa. In questo scempio quello che ci fa sperare è che Dmitry, il possessore della collezione, è vivo e in un posto sicuro e anzi ha già dato il via ad una raccolta fondi per poter ricostruire il museo. Sulla pagina Facebook it8bit.club al suo appello c’è già chi ha risposto pronto a donare console e prodotti software.
Su Twitter dove il messaggio è stato rilanciato dall’account Lord_Arse, allo stesso modo ci sono già tanti che si offrono di ricostruire la collezione persa (anche se probabilmente non sarà possibile per intero dato che alcuni degli esemplari presenti nel museo di Mariupol erano pezzi unici o gli ultimi sopravvissuti) e che commentano come si tratti di un attacco alla cultura.
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