In una recente intervista il creatore di Hellblade, Tameem Antoniades, si è lasciato andare e ha parlato un po’ nel dettaglio di cosa possiamo aspettarci dal seguito. Qualcosa di assolutamente maestoso e superiore anche rispetto al primo gioco.
L’intervista rilasciata ai colleghi di NME è decisamente interessante perché Antoniades ha ripercorso anche tutto il travagliato passato di quella che adesso è Ninja Theory. Un percorso decisamente accidentato e che ha forgiato una volontà di ferro e un gioco che si è fatto notare anche nella comunità scientifica. E il seguito non sarà, questa è la promessa di Antoniades, semplicemente un Hellblade più grande in termini puramente geografici.
Durante l’intervista ai colleghi di NME, Tameem Antoniades è partito dagli albori del proprio percorso e di quello del suo team. Dalle nebbie del tempo sono riemersi i fantasmi e le frustrazioni di quando in tre provarono a farsi approvare da Disney e LucasArts un gioco ispirato ai film di Jackie Chan che poi ha finito col condurre il team di Antoniades a creare Heavenly Sword e allo stesso tempo ha costretto tutto a evitare di finire tutti sotto un ponte perché Argonaut Games, la società che aveva acquistato quello che all’epoca si chiamava Just Add Monsters, era andata fallita.
Hellblade 2, realistico fino all’ultimo filo d’erba
In questo percorso tutt’altro che facile proprio per Heavenly Sword arrivò poi Sony e la Playstation 3. E dentro Heavenly Sword furono piantati i semi del realismo che in un certo senso positivo ossessiona Antoniades e Ninja Theory. Heavenly Sword è stato poi anche il punto di incontro tra Antoniades e Andy Serkis, nel momento in cui l’attore interpretava Gollum nella trilogia del Signore degli Anelli.
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Questo incontro permise al team di Antoniades di utilizzare anche le tecnologie di Weta Digital. Ma neanche tutto questo grande lavoro riuscì a convincere Sony a fare un secondo Heavenly Sword. Il gioco successivo di Ninja Theory fu Enslaved con Namco che si rivelò un’altra esperienza frustrante seguita da Devil May Cry per Capcom che trasformò Antoniades in quello che lui stesso definisce “il più odiato designer dei videogame”.
E finalmente dopo anni passati a cercare di fare contenti gli altri, il team di Antoniades ha preso le redini in mano di tutto creando Hellblade. E ora con il secondo capitolo si preparano ad espandere in tutte le direzioni un gioco che ha fatto del realismo in ogni aspetto un suo punto di forza assoluta. E il realismo dentro Hellblade è tale che il gioco è stato notato anche dal Royal College of Psychiatrists per il modo in cui viene rappresentata la psicosi.
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Cosa dobbiamo aspettarci da Hellblade 2? Semplicemente lo stesso formato del primo gioco ma migliorato? A sentire Antoniades decisamente no: “ lo scopo che abbiamo con Hellblade 2 non è di perfezionarlo ma di creare un’esperienza che dia la sensazione di maggior credibilità e che sia più rifinita. L’ambizione in termini di dimensioni è più grande. Penso che Hellblade 2 farà apparire Hellblade come un gioco indie”.
Una ambizione che ha costretto il team a fare location scouting in Islanda per trovare i luoghi reali in cui ambientare il gioco senza dare ai level designer la possibilità di aggiungere o togliere nulla. La filosofia di Ninja Theory, espressa da Antoniades, del resto è molto chiara: il modo migliore per essere credibili e basare tutto sulla realtà.