Da un’intervista fatta a un collega di Hideaki Anno è trapelato questo: il creatore di Evangelion sarebbe più interessato al mercato che al contenuto delle proprie opere.
Durante un’intervista fatta a Mamoru Oshii, il regista di Ghost in the Shell e Lamù, sono trapelate delle interessanti osservazioni su Hideaki Anno, autore e regista di Neon Genesis Evangelion.
Evangelion è considerata l’opera manga e di animazione più controversa di questo secolo, per alcuni un capolavoro di arte moderna indiscutibile, per altri un intreccio indigesto. Una storia intricata, contorta, piena di simbolismi e metafore, dalla vita piuttosto difficile.
Dopo dei tagli al budget per la prima messa in scena della versione anime del 2000, negli anni successivi la storia è stata ripresa, completata e rivista numerose volte dal suo creatore. Hideaki Anno sta continuando a lavorare sull’opera e solo a inizio anno è uscito il quarto film della serie.
Durante l’intervista al suo collega Mamoru Oshii, gli viene chiesto se abbia visto l’ultimo film di Anno, Evangelion: 3.0+1.0: Thrice upon a time. La risposta è stata no, Mamoru Oshii non ha ancora avuto modo di guardare il nuovo prodotto di Anno. Da qui si è perso in alcune disquisizioni sull’operato del regista, che ci hanno fatto inevitabilmente riflettere.
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Secondo Oshii, Anno sarebbe paragonabile più a un produttore che a un regista. Questo perché sarebbe più interessato alle questioni legate al mercato, che non al contenuto e alle tematiche inserite all’interno della propria opera. Non sarebbe una critica, ma un semplice dato di fatto. I suoi lavori possiedono un innegabile spessore stilistico, stupefacente ed espressivo, ma si limiterebbero a questo: andando a scavare più a fondo è impossibile trovare un messaggio o la condivisione di una tematica. È una cosa che, dice Oshii, Anno ha accettato e riconosciuto, limitando le sue opere ad essere “romanzi dell’io”, in cui il protagonista diventa l’autore.
Dopotutto non è un mistero che il vissuto del personaggio principale dell’opera si rifletta in maniera quasi speculare sulla vita del suo autore.
Per Oshii, Anno e altri suoi colleghi, come i registi di “La ragazza che saltava nel tempo” e “Your name”, non hanno una reale motivazione per fare un film, se non il richiamo del mercato. Al contrario, Mamoru Oshii si paragona artisticamente a Hayao Miyazaki, perché, come lui, prima ancora di lavorare a un’opera, riflette sulla tematica da voler trasmettere. Secondo il regista di Ghost in the Shell, lui e Miyazaki apparterrebbero a una generazione passata di artisti, dove l’intrattenimento lascia lo spazio a una necessità espressiva.
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