Hitman è tornato. IO Interactive chiude la trilogia World of Assassination dopo un buon primo capitolo nel 2016 e un migliore sequel nel 2018. La casa danese, che si è distaccata da Squere Enix proprio mentre lavorava al secondo capitolo della saga, ha mantenuto la sua IP più famosa, investendoci davvero tutto. E ora, dopo un triennio, mostra con fierezza al mondo il terzo e ultimo capitolo di questo arco narrativo.
Rispetto agli altri due episodi, in Hitman 3 si nota ormai il raggiungimento di una certa confidenza con i propri mezzi tecnici. Il Glacier Engine, il motore grafico di IO Interactive, riesce a regalare qualche momento davvero memorabile e degli scorci piacevolissimi.
Nei panni di 47, grazie ad un attento e curatissimo level design, potremo vivere la scena e il retroscena di cui tanto ha scritto il sociologo Erving Goffmann. Passando dal lusso tracotante delle ingessate sali principali, alle squallide aree per lo staff. Dove l’etichetta cade sotto i colpi di battute volgari, errori tecnici e insofferenza verso chi è dall’altra parte.
Il level design è il vero e proprio protagonista del gioco. Le 6 mappe sandbox offerte all’utente, che senza voler fare spoiler abbassiamo a 5, poi capirete, sono incredibili. Dal grattacielo dorato di Dubai alle strade illuminate dai neon di Chongquing, passando per una smorta Dartmoor e una fervente Berlino, sono le mappe a fare il videogioco.
Sia per quanto riguarda l’impatto finale sull’utente che per quanto concerne il gameplay, per non parlare della longevità del titolo. Infatti la rigiocabilità diventa veramente alta se si vuole trovare ogni modo possibile di muoversi sulla mappa. E le possibilità aumentano se nel farli ci apriamo delle scorciatoie, abbattendo una porta o facendo scendere una scala. Creando un nuovo percorso da poter sfruttare nelle prossime partite in quel livello, addirittura permettendo di infiltrarci in una zona nuova dall’inizio della missione.
Spesso ci siamo trovati a girovagare più per curiosità che per necessità strategica, ma fortunatamente, le due cose vanno a braccetto. Prese elettriche pericolosamente vicine a dei serbatoi dell’acqua, veleno per topi in una dispensa, un’installazione d’arte non fissata rispettando le norme vigenti in materia di sicurezza. E ancora spade giapponesi, asce bipenni e tutto quello con cui si può togliere la vita ad una persona, distribuito su un ventaglio più o meno discreto di decibel creati durante l’uso.
SU PS5 le diverse armi forniscono un feedback leggermente diverso, con i grilletti che fanno resistenza mentre compiamo le azioni. Permettendo di cogliere una differenza tra il lancio di un pugnale e un fendente di scimitarra. Cercando le armi e origliando preziose e ben scritte conversazioni, il giocatore più attento potrà osservare il telaio che regge la “scena” del livello, come abbiamo detto prima, studiando il miglior modo possibile per eliminare il bersaglio. O i bersagli.
Perché alla fine l’obiettivo è sempre quello, naturalmente. Togliere di mezzo qualcuno, spesso anche più di una persona. E per farlo c’è veramente una vastissima gamma di possibilità e strumenti.
Potrete infatti sparare con un fucile a pompa verso il vostro obiettivo, ma non è certamente la strada migliore. Meglio spaccargli il cranio con una riproduzione in miniatura di un carrarmato, incenerendo poi il suo corpo lì vicino. E attenzione a non lasciare armi per terra, perché i nemici noteranno la stranezza e inizieranno a pattugliare l’area.
Anche se non sempre con grande acume, anzi. Soprattutto a livello di difficoltà normale, ovvero il più basso del gioco, che rende meno attenti i nemici e disattiva le telecamere del livello. Ottimo per chi non è molto pratico con il genere o vuole esplorare con meno ansia le ambientazioni, prima di salire con la difficoltà.
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E’ certamente possibile spianare le armi e risolvere i problemi in fretta, ma se vi trovate in uno scontro a fuoco in Hitman 3 avete fatto la scelta sbagliata. Per due motivi. Il primo, ovviamente, è che il miglior assassino del mondo non agisce utilizzando armi da fuoco, ma muovendosi nell’ombra. Il secondo è che malgrado sia il più letale tra i killer, 47 e l’intero gioco reagiscono veramente molto male allo shooting. I nemici non si coprono, la mira è imprecisa e tutto è incredibilmente legnoso e fastidioso. Sia chiaro, non pretendiamo certamente che un titolo stealth di darci le sensazioni di un TPS, ma ci aspettavamo qualcosina di più, ricordando anche il passato della saga.
Apprezzabile la voglia di Io Interactive di creare un filo conduttore e arricchire la parabola di Hitman con una storia, che però è molto piatta e spesso poco più di un pretesto per avanzare negli scenari. C’è anche da dire che l’Agente 47 non è certamente il protagonista ideale per stendere una sceneggiatura particolarmente ricca ed empatica, ma è difficile non registrare un calo nel carisma della serie negli ultimi anni.
Come abbiamo detto le ambientazioni sono molto piacevoli, ma i modelli che le popolano sono ripetuti in maniera eccessiva e non curati come il resto. Anche le animazioni e le interazioni con quello che ci circonda appaiono ormai troppo arcade e superate da anni.
Se poi non vorrete rigiocare ogni livello, approfittando magari delle sfide online o aumentando la difficoltà del videogioco, allora Hitman 3 vi deluderà per la sua scarsa durata, che si attesta sulla dozzina di ore per completare tutte le mappe. Pertanto vi sconsigliamo l’acquisto se non apprezzate questo tipo di rigiocabilità e preferite un’avventura lunga, magari story-driven. La mancanza di più ambientazioni si sente dannatamente.
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Praticamente nulle le novità inserite in questo capitolo conclusivo. Soltanto il nuovo smartphone fornito a 47 permette qualche attimo di novità. Inesistente l’evoluzione dell’IA, che dimenticherà anche il nostro omicidio più efferato e violento in pochissimi minuti, tornando alla solita routine.
Hitman 3 è un perfezionamento di quanto costruito con i due capitoli precedenti, che permette a chi ama il genere stealth di divertirsi parecchio, soprattutto rigiocando il titolo. Il divertimento sta nello sperimentare con l’ambiente profondo, e soprattutto con se stessi, alla ricerca del modo più stravagante, spettacolare o veloce per completare la missione.
Ci sono poi stati dei problemi con i server al day one, che non hanno funzionato perfettamente. E infatti siamo stati costretti a giocare offline, non potendo quindi scalare le classifiche mondiali portando a termine le missioni. Certamente una sciocchezza, ma comunque da sottolineare, dato che il nostro punteggio è zero pur avendo terminato l’avventura.
Ora IO Interactive si concentrerà sul prossimo videogioco di James Bond, non vediamo l’ora di provarlo e poi di comprendere quale sarà il nuovo stadio evolutivo della saga di 47, che ci ha lasciati annunciando un cambiamento storico. Speriamo in un’esperienza davvero next-gen e soprattutto più ricca e profonda, con vere novità di gameplay e con una maggiore longevità, non sorretta esclusivamente dalla rigiocabilità.
Per questo diamo ad Hitman 3 un 7. L’Agente 47 aveva le carte per ritornare ai livelli di Blood Money, ma qualche difetto di troppo fa compromettere la copertura. Missione rinviata, non annullata.
PRO
CONTRO
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