Il nuovo capitolo della saga Homefront, “The Revolution”, ci mette da subito dinnanzi a un dilemma esistenziale. Senza troppi preamboli, è infatti il caso di dire che questo è uno di quei casi dove l’impegno mostrato nell’eccezionale campagna di marketing è stato decisamente poco ripagato da un prodotto sicuramente valido ma che poteva e doveva osare di più.
Il team di Dambuster Studios, con questo first person shooter, non riesce esattamente a presentare un gioco in grado di stupire i gamer amanti del genere e resta quindi in un limbo tra quello che è effettivamente questo gioco e quello che invece sarebbe potuto essere. Facciamo però un attimo di ordine, cominciamo con la trama del gioco, decisamente ben riuscita e supportata da una campagna pubblicitaria che si è spinta fino a inviare presso molte redazioni uno smartphone proveniente, apparentemente, dalla Nord Corea, sviluppato dalla società fittizia “APEX”.
L’intelligenza artificiale del gioco è imbarazzante e ci ritroveremo spesso ad affrontare gruppi di avversari privi di qualsiasi tattica.
Il clima che aleggia nelle strade è inquietante: i cittadini sono ormai considerati come dei reietti e le forze militari governano il paese con una legge marziale spietata e degna di romanzi autorevoli come quelli di George Orwell. Le sparatorie, perché vi ricordo che è questa l’attrazione principale di un FPS, avvengono all’interno di paesaggi urbani monotoni e ripetitivi. La presenza eccessiva di ostacoli rende inoltre praticamente inutile la presenza di veicoli e guidare una moto tra le macerie di una città e i proiettili mortali dell’esercito d’invasione sarà un’impresa quasi impossibile e abbastanza inutile.
Anche impostando i settaggi grafici al massimo livello però, il gioco di Dambuster Studios non riesce a mostrare nessun miracolo visivo.
Nonostante i numerosi passaggi di testimone effettuati tra vari proprietari della IP e società sviluppatrici, il comparto online di Homefront The Revolution presenta diverse feature interessanti, come la presenza di veicoli di vario genere (alcuni molto difficili da guidare). La possibilità di creare il proprio personaggio attingendo a svariati background (ognuno dotato di un particolare bonus) permette inoltre di personalizzare un poco il proprio stile di gioco. Le quattro classi di abilità: Cervello, Muscoli, Combattente e Sopravvissuto riescono ottimamente a presentare un buon comparto di variabili interessanti, permettendo lo sviluppo del proprio personaggio anche attraverso l’incrocio dei vari percorsi. L’elevato numero di missioni affrontabili, che variano dal semplice deathmatch a modalità più interessanti come la scorta o il controllo, sono infine la ciliegina sulla torta per un comparto multiplayer sicuramente non innovativo ma ottimamente presentato e realizzato con il giusto riguardo.
L’esperienza di essere parte di un movimento rivoluzionario impegnato a risollevare la propria nazione da una dominazione straniera è stata ricreata in maniera eccellente.
In conclusione, Homefront riesce sicuramente nel suo intento di presentare una variante storica decisamente realistica e che potrebbe essere riproposta in futuro per un possibile sequel. L’esperienza di essere parte di un movimento rivoluzionario impegnato a risollevare la propria nazione da una dominazione straniera è stata ricreata in maniera eccellente e i futuri aggiornamenti del gioco, come l’inserimento di nuove missioni dedicate al comparto multiplayer, permetteranno sicuramente a questo titolo di recuperare altri punti. L’autunno è però vicino e i due giganti del settore FPS sono ormai sempre più vicini. Un vero problema per Homefront The Revolution.
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