Moltissimi studenti al giorno d’oggi passano tanto tempo a giocare ai videogiochi quanto ne passano a scuola, come appurato da una ricerca della University of Indiana. Molte persone potrebbero vedere questo dato come una scioccante prova di come i videogiochi stiano influenzando negativamente le nuove generazioni, ma il Dipartimento dell’Educazione degli Stati Uniti vede invece questo dato come un’importante opportunità: la grande importanza dei videogiochi nella vita dei giovani studenti potrebbe rappresentare l’opportunità di reinventare il sistema educativo, rendendolo più efficace e più coinvolgente per gli studenti.
“Se guardate la vita degli studenti scoprite che moltissimi passano circa 10mila ore a videogiocare negli anni di studio, quindi fino alla laurea. Questo tempo è più o meno lo stesso che passano a scuola” dice Erik Martin, capo della divisione Games for Learning del Dipartimento dell’Educazione, che continua: “Potete immaginare quale delle due attività gli studenti sentono come più coinvolgente e quale più rilevante”. Martin racconta di come fondere le due attività possa essere una preziosa risorsa per rendere lo studio meno pesante e il videogiocare gratificante, ed è proprio questo l’obiettivo per il futuro del sistema educativo degli Stati Uniti.
Nulla però verrà lasciato al caso e alla fine di questo mese si svolgerà a New York un evento particolarmente importante, il Games for Learning Summit, che ospiterà esperti di educazione, studenti, insegnanti, ma anche sviluppatori e publisher di videogiochi. Gli organizzatori dell’evento sperano che possa aiutare a rompere le barriere che esistono fra gli interessi degli sviluppatori e le necessità dei giochi educativi. Il risultato sperato è quello di ottenere una nuova generazione di videogiochi educativi da distribuire nelle scuole.
Richard Culatta, direttore della divisione Educational Technology del Dipartimento dell’Educazione, ha dichiarato: “Credo che la comunità sia pronta per utilizzare la tecnologia in modo innovativo, ma penso che il successo di questo piano dipenda in gran parte da coloro che sviluppano le soluzioni tecnologiche che si potrebbero utilizzare per l’educazione”. Culatta continua: “Parte del messaggio che cerchiamo di diffondere è che se sviluppi, disegni e costruisci videogiochi per l’educazione devi necessariamente avere un contatto con gli insegnanti e i professionisti del settore educativo, in modo da assicurarti che il videogioco che stai sviluppando sia adatto al suo scopo”.
All’evento di New York saranno presenti anche esponenti Ubisoft e si parlerà del potenziale di diversi giochi come Rocksmith, che stimola il senso del ritmo, e Just Dance, che favorisce la coordinazione e mantiene in forma grazie al ballo. Michael Beadle, che si occupa delle pubbliche relazioni di Ubisoft, ha parlato anche del potenziale di una tipologia di videogiochi solitamente vista in modo negativo da molti, riferendosi in particolare al franchise di Assassin’s Creed: “Dal primo Assassin’s Creed fino all’ultimo Assassin’s Creed Unity un vasto team di sviluppatori si è addentrato in profondità nello studio della storia per ottenere un gioco accurato sotto ogni aspetto. Nel corso degli anni abbiamo sentito diverse situazioni negli Stati Uniti in cui i nostri videogiochi sono stati usati per attirare l’attenzione degli studenti, comparando la storia scritta sui libri con quella rappresentata nei titoli di Assassin’s Creed”.
In effetti nessuno può negarlo, i videogiochi come Assassin’s Creed rappresentano un ottimo modo per attirare l’attenzione di tutti gli studenti che, spinti a un’interazione coinvolgente, possono esplorare un periodo storico ormai lontano in modo del tutto diverso rispetto a come avviene con lo studio sui testi scolastici o seguendo le lezioni. Ovviamente Assassin’s Creed rappresenta solo un esempio di come un videogioco educativo non debba necessariamente essere noioso, ma l’ideale sarebbe proprio creare una nuova generazione di videogiochi in cui titoli coinvolgenti e graficamente appaganti possono essere usati come supporto all’educazione in tutte le scuole, dalle elementari all’università, potendo contare su videogame sviluppati ad hoc che possano integrarsi perfettamente con i metodi classici di studio.
L’attenzione del Dipartimento dell’Educazione degli Stati Uniti, in ogni caso, rappresenta un enorme passo avanti per coloro che sostengono il potenziale dei videogiochi non solo come svago. Presto due attività apparentemente opposte come lo studio e il videogiocare potrebbero mischiarsi e forse, finalmente, i videogiochi smetteranno di essere etichettati da molti come una insulsa perdita di tempo!
Fonte: polygon
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