Una cosa è certa, chi ama i videogiochi non finisce mai di imparare.
Quello che scopriamo oggi ha dell’incredibile: Massimo Molteni, direttore sanitario dell’IRCCS Medea, ha effettuato uno studio secondo il quale riconoscimento di suoni, giochi di parole, utilizzo di rime, e addirittura l’utilizzo di videogiochi di abilità sono elementi che possono aiutare a superare alcuni disturbi nel linguaggio che affliggono i bambini più piccoli, portandoli anche a migliorare l’utilizzo della parola.
Studiando un campione di 742 bambini nella provincia di Lecco e di Udine, Andrea Marini, ricercatore di Psicologia Generale presso l’Università di Udine ci dice:
“Il campione è stato suddiviso in due gruppi misti tra bambini con problemi di linguaggio e bambini senza problemi, facendo seguire ad un gruppo il percorso da noi sperimentato mentre all’altro gruppo no: coloro che avevano seguito la nostra terapia, formata da utilizzo di rime, giochi di parole e un’ora al giorno di videogiochi creati apposta per lo scopo, hanno ottenuto dei sensibili miglioramenti a distanza di poco tempo.”
Insomma, uno sponsor in più per un passatempo troppe volte infangato ingiustamente.