Se avete mai fatto un giro in un negozio IKEA di sabato pomeriggio l’idea di trovarvi in un film o in un videogioco horror deve avervi sfiorato. “Brucola di cristallo”? “Resident Kallax”? “Instructions of the Dead”?
E se vi di dicessimo che qualcuno è passato dalla sensazione ai fatti e che la società svedese non l’ha presa benissimo? In realtà non ci sono grossi rimandi diretti alla grande catena di mobili da montare ma la conformazione dei livelli di questo titolo horror è troppo simile al dedalo di vicolettti colmi di oggetti di ogni tipo e la società ha deciso di chiedere ufficialmente che vengano fatti sostanziosi cambiamenti.
Eppure sulla carta sembra una operazione vincente. Ma evidentemente IKEA non vuole che i suoi possibili clienti finiscano con il pensare che ci sia un assassino nascosto in ogni anta di una Billy e che non ci sia modo di trovare l’uscita senza acquisti.
IKEA contro il videogioco horror in cui non c’è l’IKEA
Il problema per il gioco che si trova ora a un passo da una campagna Kickstarter clamorosa è stata la stampa. The Store Is Closed è un titolo horror in co-op in cui ci si ritrova all’interno di un negozio di mobili dagli infiniti corridoi che ricorda nello stile dei complementi proposti e nel modo in cui sono distribuite le informazioni la catena svedese paradiso involontario del fai da te ma in cui le parole o i colori di IKEA non appaiono mai, se non nel menu inziare.
Ma chi lo ha provato ha iniziato a paragonare gli ambienti del gioco prodotto dallo studio Ziggy (dietro cui si nasconde un developer solitario) agli store della catena svedese e gli avvocati di IKEA hanno deciso di inviare una lettera con cui si dà al developer un tempo limite ridicolmente breve, appena dieci giorni, per eliminare qualunque elemento che rimandi ai negozi della catena svedese. In teoria si tratta solo di rivedere alcune cose, in pratica è stato detto al developer di non uscire con il suo gioco. La lettera che è arrivata al developer, che abbiamo potuto vedere grazie ai colleghi di Kotaku recita così: “Sarà facile creare un gioco che sia ambientato in un negozio di mobili che non assomigli o non suggerisca che si tratta di uno store IKEA“.
Facile e sviluppo di videogiochi non vanno mai mano nella mano e il developer, accusato di aver anche messo dei mobili che assomigliano a quelli di IKEA, sembra davvero cadere dalle nuvole e ha per esempio dichiarato di aver comprato online gli asset per il gioco. Il problema qui è di immagine e di marchio: IKEA vuole essere riconoscibile e di certo non legata a un gioco in cui no nsi riesce a uscire da un negozio di mobili. Anche se poi è quello che succede di solito.