Dopo le prime sperimentazioni cominciate ufficialmente dieci anni fa, risulta ora particolarmente migliorata la tecnologia di osservazione attraverso materiale solido tramite Wi-Fi. In altre parole: vedere attraverso i muri parrebbe diventato ora possibile. La ricerca é stata svolta dall’Università di Carnegie Mellon e di Waterloo. Scopriamo tutti i dettagli.
Non serve essere Superman. Né Batman nel capitolo diretto da Nolan. Basta il Wi-Fi. E vedere attraverso i muri diventa un gioco da ragazzi. Questo il risultato di una ricerca condotta in collaborazione tra le Università di Carnegie Mellon di Pittsburgh, negli Stati Uniti, e di Waterloo di Ontario, in Canada. Le ricerche, almeno ufficialmente, sono state iniziate nel 2013. Ed ora i più recenti risultati dei test si sono dimostrati particolarmente promettenti.
Il miglioramento, infatti, della tecnologia di osservazione attraverso materiale solido tramite Wi-Fi é risultato evidente. O meglio: tramite il Wi-Fi, é risultato possibile rilevare le forme tridimensionali di corpi umani all’interno di una stanza in cui era presente ed attivo il segnale radio condotto dal router. Nonché i loro movimenti.
Ed il sistema utilizzato dal gruppo di ricerca per mappare i pixel sulla superficie di un corpo umano, per trasferirli su un’immagine ed infine visualizzarli, é stato il DensePose, sviluppato dal team londinese composto da membri dell’Imperial College e dell’University College, nonché da ricercatori specializzati nell’intelligenza artificiale di Meta.
Per la mappatura delle fasi e delle ampiezze dei segnali Wi-Fi, il team di ricerca ha poi utilizzato una rete neurale profonda. La rete é in grado di comprendere e di attribuire coordinate ai segnali che impattano i corpi umani, i quali vengono inviati e ricevuti dai router, che in sostanza funge come sorta di radar.
Il software sviluppato dal team rileva soltanto i corpi in movimento. Almeno per ora. Nonostante l’accuratezza e la precisione a cui il team é attualmente giunto, i risultati dipendono ancora dal tipo di materiale solido, ovvero di muro, presente nell’ambiente mappato: tanto maggiore é il suo spessore, quanto minore risulta la chiarezza dell’immagine generata dal software.
I ricercatori, inoltre, hanno testa la tecnologia anche tramite drone: lo hanno guidato in prossimità di un edificio e, utilizzando la rete Wi-Fi presente ed attiva al suo interno, hanno effettivamente “osservato”, ricostruendolo tramite la rete neurale profonda, ciò che avveniva tra le sue mura in termini di azioni e interazioni umane. Quali saranno le future applicazioni di una tecnologia simile? E, soprattutto, chi avrà licenza di adoperarle?
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