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King’s Quest Chapter 1: A Knight to Remember – la recensione

C’era una volta un giovane cavaliere che aspirava a diventare Re. Per farlo aveva bisogno di uno specchio magico, uno scudo e una cassetta piena d’oro…
Se questa storia vi suona familiare, allora significa che avete seguito con interesse il susseguirsi di capitoli per una “certa” avventura grafica creata da Roberta Williams e ambientata nel regno di Daventry. Sì, bravi, 10 punti se avete indovinato; stiamo proprio parlando di King’s Quest. Prima che vi facciate illusioni, diciamo subito che “King’s Quest Chapter 1: A Knight to Remember” non è un nuovo capitolo della saga, quanto piuttosto un reboot in chiave moderna pensato per far appassionare alla saga le nuove generazioni di videogiocatori.
Una scelta presa dal team di sviluppo “The Odd Gentlement” che, per la realizzazione di questo progetto, ha ottenuto la benedizione di Sierra Entertainment e di Roberta Williams in particolar modo.

Il gameplay di King’s Quest: A Knight to Remember mescola vecchi e nuovi elementi.

King’s Quest Chapter 1: A Knight to Remember, come potete ben intuire dal titolo, è il primo episodio su cinque previsti. Ogni singolo capitolo è acquistabile singolarmente al prezzo di 9,99€ ma è possibile comprare anche l’avventura completa (dotata inoltre di un epilogo bonus) al prezzo di 39,99€.
Il gioco inizia in modo singolare. A pronunciare il “C’era una volta”, famoso incipit comune a molte fiabe, non vi è altri che Graham stesso.
Ci troviamo nelle stanze reali e, al crepuscolo, l’anziano sovrano racconta le sue avventure giovanili alla nipotina Gwendolyn; si tratta di una divertente tecnica narrativa che permette al Re (doppiato da Christopher Loyd, Doc Brown di Ritorno al Futuro) di raccontare la sua storia in maniera ironica… a volte si prende addirittura in giro da solo con battute e giochi di parole!

Nel gioco vestiremo i panni del giovane Graham, ma ogni tanto ci toccherà fare una pausa per seguire la storia del tempo presente: il vecchio Sovrano e la nipote saranno i protagonisti di alcune cut-scenes.
Il gameplay di King’s Quest: A Knight to Remember mescola vecchi e nuovi elementi: resta infatti in parte fedele al genere di avventura punta e clicca, ma introduce anche moderne sequenze action con l’attivazione di Quick Time Event, dialoghi con più scelte e un’interfaccia semplice e lineare.

Graficamente il gioco si fa notare per i suoi fondali disegnati a mano, mentre il sapiente utilizzo della tecnica del cel shading mette maggiormente in risalto la sua atmosfera da favola.

Inizialmente questo mix di elementi, apprezzabili nel prologo dell’avventura, rendono estremamente piacevole l’esperienza di gioco. Dopo aver completato il prologo scopriamo però che per la maggior parte del tempo bisognerà procedere interagendo con l’ambiente come in qualsiasi altra avventura grafica. Le sequenze action si fanno sempre meno frequenti, tanto che, a volte, sembrano state inserite un po’ a caso, solo per riempire i momenti morti.
Graficamente il gioco si fa notare per i suoi fondali disegnati a mano, mentre il sapiente utilizzo della tecnica del cel shading mette maggiormente in risalto la sua atmosfera da favola.

Le sequenze action si fanno sempre meno frequenti, tanto che, a volte, sembrano state inserite un po’ a caso, solo per riempire i momenti morti.

Questi elementi da soli però non sono abbastanza, considerando che King’s Quest: A Knight to Remember è dotato di un gameplay fin troppo lineare. Gli enigmi logici proposti sono estremamente semplici e non riescono dunque a dare soddisfazione quando li si completano. Inoltre, per via della sua fluidità, l’intera avventura di gioco può quasi essere tranquillamente scambiata per un racconto interattivo.
Una semplicità del gameplay può di certo attirare i videogiocatori alle prime armi, crediamo però che i nostalgigi di King’s Quest e coloro che sono avvezzi al genere possano rimanere con un po’ di amaro in bocca per questa scelta.
Anche a livello narrativo la storia procede senza troppi intoppi; in tre-quattro ore completerete un’avventura che, per via della mancanza di colpi di scena, risulta poco coinvolgente, a tratti noiosa.

Infine, per giocare a King’s Quest: A Knight to Remember l’inglese è d’obbligo: niente doppiaggio e niente sottotitoli nella nostra lingua madre. Se non avete nemmeno la conoscenza base della lingua d’Albione siete fregati.
In conclusione, l’idea di realizzare un reboot della saga di King’s Quest è buona, ma il gioco sembra rivolgersi più a un pubblico di giovanissimi videogiocatori inesperti, piuttosto che a vecchi fan della saga, e la cosa dal nostro punto di vista non può considerarsi del tutto positiva.

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