Un milione di utenti in soli cinque giorni. Quasi scontato che, nel bene o nel male, OpenAI finisca direttamente o indirettamente nel fare notizia.
Da quando l’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale, senza scopo di lucro per il momento, ha iniziato a sviluppare ChatGPT ma anche DALL E e il suo erede, in nome di un’intelligenza artificiale attualmente a disposizione di tutti, gratuitamente, non si parla d’altro.
Perfino il proprietario di Google, Alphabet, ha chiesto aiuto ai cofondatori Larry Page e Sergey Brin dopo aver emesso un “codice rosso” in seguito al rilascio dello strumento di scrittura di OpenAI. La notizia, rivelata direttamente dal New York Times, ha fatto il giro del mondo. Il rilascio di ChatGPT il 30 novembre ha suscitato clamore, sia in senso favorevole e ammirevole, sia con accezione negativa, di preoccupazioni da un po’ tutte le parti, Google compreso, per il continuo predominio del motore di ricerca di Google.
Il CEO Sundar Pichai ha tenuto riunioni sulla strategia di intelligenza artificiale di Google a dicembre e, secondo quanto riferito, la società ha emesso un “codice rosso” dopo che il robot AI ha rapidamente guadagnato terreno. Da qui la chiamata di Pichai a Page e Brin, nonostante si fossero dimessi da più di tre anni dai ruoli esecutivi, pur restando nel consiglio di Alphabet.
Un’Intelligenza Artificiale utile e sicura
Secondo il report del New York Times, il mese scorso Page e Brin avrebbero avuto “diversi” incontri con i dirigenti per elaborare strategie sull’intelligenza artificiale di Google, approvando nuovi piani per incorporare ulteriori più funzionalità di chatbot by OpenAi, nel motore di ricerca più utilizzato a livello globale.
Page e Brin, comunque, non sarebbero stati coinvolti da vicino nelle operazioni dell’azienda, almeno dal 2019 ad oggi, asserisce una fonte anonima sempre al New York Times. I due co-fondatori avrebbero soltanto visitando saltuariamente gli uffici della Silicon Valley di Google per verificare i progetti “moonshot” di Alphabet.
Vic Gundotra, ex vicepresidente senior di Google, ha dichiarato al New York Times che i cofondatori sono sempre stati entusiasti dell’intelligenza artificiale. Ma, secondo quanto riferito dal noto quotidiano statunitense, Page in particolare non sarebbe rimasto impressionato dalla nuova funzionalità di Gmail nel 2008, dicendo: “Perché non può scrivere automaticamente quell’e-mail per te”. Un rappresentante di Alphabet, inoltre, ha risposto così al New York Times: “Continuiamo a testare la nostra tecnologia AI internamente per assicurarci che sia utile e sicura, e non vediamo l’ora di condividere presto altre esperienze esternamente“.