Paradossi propri dell’Italia. Si fa di tutto per spingere il paese alla digitalizzazione, all’uso di uno smartphone sempre più strumento di lavoro, ma al tempo stesso si limita il suo campo d’azione, solo per alcuni settori.
Che il cellulare non vada utilizzato a scuola, è fuori discussione, sia chiaro. Ma perché solo ed esclusivamente a scuola? questo il punto di domanda. A quanto pare il governo per il momento si è focalizzato solo su un aspetto, assolutamente negativo e certamente regolamentare nei plessi scolastici.
Ma in accezione totalmente discriminante rispetto ad altri luoghi che dovrebbero avere le stesse norme. Ma non ce l’hanno. Tant’è.
Anche il nuovo governo sta intraprendendo una linea dura nei confronti dei cellulari a scuola, con una circolare del Ministro dell’Istruzione “e del Merito” che conferma un trend ben chiaro: il cellulare crea danni. “Danni fisici – si legge in una circolare dello scorso giugno – miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete”. Non solo.
Il quadro delle istituzioni sembra vedere nell’utilizzo del cellulare, uno strumento demoniaco. “E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica…“.
La nuova circolare di Giuseppe Valditara non si discosta molto da quella dell’ex ministro Fioroni. Il senatore Cangini va addirittura oltre paragonando il gaming (un mondo legale) alla cocaina (illegale), definendo addirittura “decerebrati” i ragazzi che si ritrovano invischiati con questi strumenti. La linea dura nei confronti di smartphone e game, continua. Soprattutto a scuola. “È confermato – si legge nella nota governativa – il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007”.
L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici (come i tablet) otrà essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”. Ma la domanda sorge spontanea: perché a scuola sì (giustamente) e in parlamento no?
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