Intelligenza artificiale: il più grande nemico del mondo accademico entra in Ateneo. Ma ci sono delle regole che la governano
Se hai fatto l’Università, sai quanto tutto sia complicato. Non basta superare gli esami in modo più o meno brillante. C’è da ultimare il lavoro di tesi, in cui tutto dipende dallo studente. Scegliere una materia di interesse, scegliere un argomento da sviluppare, trovare fonti che rendano valida la tesi e poi svilupparla. Un lavoro grande e difficile, per cui spesso gli studenti cercano aiuto anche online.
Nell’ultimo periodo. un nuovo strumento è arrivato a disposizione di studenti o di chiunque scriva. ChatGPT è un chatbot gestito dall’intelligenza artificiale, che molti si divertono ad utilizzare in rete. L’IA in questione si regge su un algoritmo addestrato al linguaggio umano, che se sollecitato può dare risposte a tanti interrogativi umani. Ci si può divertire a chiedere tantissime cose, aspettandosi delle risposte più o meno interessanti.
C’è chi purtroppo usa questo tipo di software per imbrogliare sul proprio lavoro: ponendo le giuste domande al software, si potrebbe addirittura ottenere un testo completo e curato nel dettaglio. Visti gli sviluppi, e i diversi ambiti in cui si può utilizzare l’intelligenza artificiale, si è dovuto correre ai ripari, anche in ambito accademico.
La prima a creare un regolamento per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito accademico è stata l’Università degli studi di Siena: i dipartimenti si sono riuniti per decidere in che modo utilizzare questo nuovo strumento. Secondo gli accademici, vietare del tutto questo strumento sarebbe deleterio per il progresso dell’ambito.
Regolamentarne l’utilizzo resta comunque fondamentale: farsi aiutare dall’intelligenza artificiale può essere utile, se si conserva però un certo spirito critico che possa rielaborare i risultati ottenuti. Come chiarito dal regolamento emanato dall’Università, l’intelligenza artificiale non è infallibile.
La sua attendibilità è viziata dal metodo utilizzato per l’addestramento della stessa. Siamo sempre noi umani a decidere cosa insegnare a questi super computer. Loro imparano quello che noi decidiamo di insegnare loro, che di fatto è fallibile.
Il modo giusto per utilizzare l’intelligenza artificiale di fatto non esiste: la cosa più importante è non utilizzarla in modo acritico. Tutto quello che l’ AI ci restituisce va filtrato e rimaneggiato sempre. Chat GPT ci può quindi aiutare ma non può sostituirsi al nostro lavoro. L’intelligenza umana aiuta sempre più di tutto. Importante è riconoscere la forza della tecnologia, ma lo è altrettanto riconoscerne i limiti.
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