Magic non è certo un gioco che ha bisogno di presentazioni. Il card game creato di Richard Garfield è ancora oggi, a distanza di oltre 20 anni, uno dei baluardi del genere. Ma dopo aver giocato qualche ora alla sua ultima versione digitale, Magic 2015: Duels of the Planeswalkers, ci rendiamo conto che quando un titolo è strutturato in modo sbagliato, nemmeno la granitica qualità dei suoi contenuti può salvarlo.
Duels of the Planeswalkers è purtroppo un videogioco pieno di difetti. Molti elementi dimostrano la poca cura che i ragazzi di Wizards of the Coast hanno dedicato alla realizzazione di questa nuova iterazione. L’errore più banale, ma anche più evidente, risiede innanzitutto nel confezionamento, uguale per tutte le versioni del titolo. Sia giocato su PC che su device mobile, Magic 2015 presenta non solo lo stesso gameplay e le stesse animazioni, ma perfino la stessa gestione delle telecamere e dei menu. Potete immaginare che giocare una partita su un Galaxy Note III (non un tablet ma uno smartphone dal ragguardevole monitor amoled da 5,7’’) e farlo su uno schermo da 22’’ sono situazioni ben diverse, con evidenti differenze in fatto di grafica; così come gestire le carte e i menù con il dito piuttosto che con il mouse.
Le strade per completare Duels of the Planeswalkers sono due: prodigarsi in ore e ore e ore di ripetitivi scontri alla ricerca delle carte giuste per potenziare il proprio deck, oppure acquistare con moneta sonante booster di varia natura.
Tralasciando questi problemi, incontrati solo dagli arditi che decideranno di sperimentare la versione PC, andiamo ad analizzare i due principali difetti di Magic 2015, la scarsità dei contenuti e il disequilibrio della campagna principale. Appena aperto il menu principale ci rendiamo conto che ci sono solamente due modalità a disposizione del giocatore, quella single player e quella multiplayer. Il single inizia con un ottimo tutorial che illustra in modo semplice ma molto efficace tutti le principali regole che hanno fatto di Magic il modello di riferimento dei card game. Per un neofita non è cosa semplice comprendere al volo tutti i meccanismi alla base di Magic ma, accompagnato da un suadente tutor femminile, il giocatore viene guidato attraverso diverse situazioni di gioco in cui poter apprendere quale strategia adottare e quali carte lanciare. In pochi minuti termini come mana, terre, grimorio, tappare e stappare diventeranno familiari anche per quanti siano completamente all’asciutto del fantastico mondo di Magic.
Un titolo che non riesce a raggiungere nemmeno la sufficienza, soprattutto se confrontato con un mercato dei card game digitali in decisa ascesa.
Ma la magia di Duels of the Planeswalkers finisce qui, perché a seguito di questo esaustivo seppur breve tutorial si viene lanciati subito nel vivo del gioco. Il giocatore è costretto a scegliere uno dei quattro mazzi starter, differenziati in base alla combinazioni di due colori (ciascuno legato a un tipo di mana) in modo assolutamente casuale, senza poter capire qual è il proprio stile di gioco o la strategia verso cui si è più affini. L’obiettivo è completare tutti e cinque i livelli (o piani) affrontando su ciascuno il relativo boss; un’impresa piuttosto lunga soprattutto per quanti vorranno affrontarla senza spendere nemmeno un centesimo. Sì, perché le strade per completare Duels of the Planeswalkers sono due: prodigarsi in ore e ore e ore di ripetitivi scontri alla ricerca delle carte giuste per potenziare il proprio deck, oppure acquistare con moneta sonante booster di varia natura e, naturalmente, di vario prezzo. Sfortunatamente però, l’acquisizione delle carte successiva allo scontro è dettata dal caso, e così mi è più volte capitato dopo un lungo match di ottenere in premio una bustina contente tre carte completamente inutili al mio scopo. Un’esperienza decisamente frustrante se ripetuta un numero indefinito di volte! È comprensibile allora che molti ricorrano alle micro transazioni che, in certi momenti critici dell’avventura possono far gola anche ai giocatori più integralisti. Non trovo giusto fare un processo al concetto di microtransazione in sé, ma in alcuni titoli, proprio come in Duels of the Planeswalkers è evidente come questa operazione commerciale (che di videoludico ha ben poco) sia resa quasi necessaria per evitare il senso di frustrazione dovuto alla ripetizione ossessiva di alcune meccaniche.
Di non migliore fattura è il multiplayer, quanto di più elementare visto negli ultimi anni. A differenza del ricco multigiocatore offerto dal principale concorrente, quell’Hearthstone targato World of Warcraft, in Magic 2015 il giocatore non ha la possibilità settare i parametri né dello scontro né dell’avversario da affrontare ma, molto semplicemente può accedere a un match già aperto oppure ospitare un giocatore. Il livello del proprio avversario è, come molti altri elementi, deciso dal fato ed esclude, in modo piuttosto ottuso, qualsiasi matchmaking basato sul reale valore del mazzo a propria disposizione.
Molti elementi dimostrano la poca cura che i ragazzi di Wizards of the Coast hanno dedicato alla realizzazione di questa nuova iterazione.
L’estetica minimal dell’ambiente di gioco, infine, riesce a mettere in evidenza il sempre meraviglioso design delle carte seppur mostrando un aliasing piuttosto importante e un livello di risoluzione orientato verso il basso, che diventa quasi imbarazzante quando si cerca di leggere le carte in gioco senza usare lo zoom.
In conclusione questo Magic 2015: Duels of the Planeswalkers è probabilmente la peggiore incarnazione del noto gioco di carte. Un titolo che non riesce a raggiungere nemmeno la sufficienza, soprattutto se confrontato con un mercato dei card game digitali in decisa ascesa, che finisce col fallire proprio nel suo obiettivo primario: avvicinare un pubblico di neofiti a Magic: The Gathering e alla sua versione online.
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