Giocare con le emozioni. Questo è il motore che infonde energia a una delle saghe più rappresentative di sempre in ambito videoludico. Metal Gear Solid, fin dalla sua genesi su MSX e NES, ha sempre fatto della narrazione, dei personaggi e della nostra relazione con loro la sua indissolubile essenza… tanto da mettere in secondo piano persino il suo genere d’appartenenza, sbandierato in forma di sottotitolo (“Tactical Espionage Action”, in arte “Stealth”). Maschera e velo sono caduti sul pavimento soltanto in tempi recenti, con Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, sebbene già in Sons of Liberty Kojima-san avesse tentato di mettere in chiaro le cose. Ne è venuto fuori un titolo criptico, ambizioso, dedicato ai fan cresciuti con la saga dei serpenti gemelli… e, neanche a dirlo, puntuali come un orologio svizzero, non sono mancate le incomprensioni su uno dei migliori giochi mai partoriti dalla mente dello storico game designer giapponese.
Che abbiate o meno già battezzato il salotto di casa con le nuove console, il 20 marzo di quest’anno potrete placare la vostra crisi d’astinenza da MGS.
Nonostante gli spunti disseminati qua e là nelle interviste, l’attesa spezzata da un capitolo hack ‘n’ slash (Rising Revengeance) e l’annuncio di una pellicola cinematografica, è stato soltanto con il caso mediatico di Phantom Pain che tutti noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo, tra messe in scena e volti bendati. Metal Gear Solid è tornato e questo Ground Zeroes, prologo di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, si appresta a conquistare gli scaffali dei negozi in edizione cross-gen. Che abbiate o meno già battezzato il salotto di casa con le nuove console, il 20 marzo di quest’anno potrete placare la vostra crisi d’astinenza da MGS con una piccola, innocente dose preventiva.
Potete anche mettere giù la mano: la domanda è lecita e la risposta scontata. Sì, in un certo senso Ground Zeroes può essere paragonato alla sezione “Tank” di Metal Gear Solid: Sons of Liberty.
Il FOX Engine è una meraviglia per gli occhi su tutte e quattro le piattaforme, sebbene i 1080p nativi a 60fps della PS4 vincano a mani basse.
Addirittura, proprio come nel lontano 2001, nella versione completa del gioco potrete scegliere se skippare totalmente il prologo. Detto questo, però, l’inedita natura open-world del titolo finirà per influire sensibilmente sulla fruibilità di una sua porzione del gioco. Portando nel suo codice genetico la basi di un free-roaming, ritroverete missioni secondarie, segreti ed easter egg che andranno ad ampliare la durata dell’esperienza di gioco stessa. Camp Omega è una minuscola porzione del mondo che sarà disponibile in Phantom Pain… ma già impressiona in quanto a contenuti e approcci di gioco messi a disposizione fin dalle prime battute. Basterà collegare un cellulare o un tablet alla propria console, utilizzando la comoda app che permetterà di consultare l’area in-game, per rendersene conto. Non aspettatevi però una mappa di gioco unica, perché Metal Gear Solid V non sarà GTA Shadow Moses. Piuttosto, vi ritroverete di fronte a varie mappe di gioco estese nel corso della storia, che spazierà sul piano geografico proprio come nel capitolo “definitivo” della cronistoria di Solid Snake. Il FOX Engine è una meraviglia per gli occhi su tutte e quattro le piattaforme, sebbene i 1080p nativi a 60fps della PS4 vincano a mani basse. Big Boss dovrà sfruttare l’ambiente di gioco, ogni altura, ogni copertura, circondato da un intelligenza artificiale impensabile ai tempi del suo esordio e un approccio a tratti fin troppo realistico. Basti pensare che il countdown per lo stato d’allerta è sparito e potret rendervi conto di quanto si siano calmate le acque soltanto affidandovi ai vostri occhi (ehm… occhio?) e alle vostre orecchie. A controbilanciare il tutto, però, troverete l’inedito “Reflex Mode”: uno degli infiniti sinonimi di bullet-time, che strizza palesemente l’occhio all’ultima avventura di Sam Fisher. Per fortuna, i veterani del caso potranno disattivare l’opzione da un comodo menu.
Potete anche mettere giù la mano: la domanda è lecita e la risposta scontata. Sì, in un certo senso Ground Zeroes può essere paragonato alla sezione “Tank” di Metal Gear Solid: Sons of Liberty.
E se c’è qualcosa su cui difficilmente qualcuno potrà avere riserve di ogni tipo è la qualità dei contenuti emotivi e narrativi, come sempre ben oltre la triste media del nostro passatempo preferito. Ancora una volta, l’eterno giovane Hideo Kojima azzarda una facciata sempre più profonda e adulta sulle perdite della guerra, nella genesi di quel leader tutto odio, rancore e dolore che incontrerete nuovamente, decenni più tardi… in piccoli ma deliziosi sprite multicolore. E sebbene questo assaggio a pagamento andrà incontro a inevitabili discussioni e polemiche, sulla longevità e sul prezzo, immaginarci il prossimo mese senza il suo disco ottico tra le mani sarebbe come provare a muovere le dita di un arto che non c’è più. Un “dolore fantasma” da sopprimere ad ogni costo.