Alcuni tragici eventi, a volte, cambiano drasticamente la vita delle persone. Ian Burkhart era al suo primo anno di college quando, a causa di un tuffo si ruppe il collo. In piedi sulla cima di una scogliera del North Carolina, il giovane non si accorse che in quel punto l’acqua era poco profonda. “È successo tutto così in fretta”, racconta in prima persona.
L’impatto con il banco di sabbia gli ha rotto le vertebre a quello che è chiamato il livello C5, paralizzando il suo corpo dal gomito in giù. I quattro mesi successivi all’incidente sono serviti a recuperare alcune funzioni ma i medici gli dissero che non sarebbe mai più stato in grado di utilizzare le braccia.
Tuttavia, lo scorso 23 giugno, Ian è riuscito a chiudere la sua mano destra utilizzando le onde cerebrali, trasferite attraverso un innovativo chip impiantato nella sua testa. In altre parole, è riuscito a muovere la sua mano semplicemente… pensando. Questa tecnologia si chiama Neurobridge ed è in grado di interpretare i segnali del cervello in modo da aggirare i doveri del midollo spinale: è attualmente in fase sperimentale e Burkhart è stato il primo paziente a offrirsi volontario per un test. I ricercatori dichiarano che è soltanto un inizio e che i movimenti delle persone paralizzate di tutto il mondo potranno trarne beneficio in futuro.
Il chip è grande quanto una lente a contatto. Grazie a un intervento chirurgico è stato impiantato nella parte posteriore del cervello, l’operazione non ha avuto nessun effetto collaterale sul paziente, a parte provocare un leggero mal di testa. Nei giorni successivi all’intervento, Ian è stato sottoposto a diversi test: uno di questi consisteva nel concentrarsi sulla mano animata, proiettata sullo schermo di un computer e cercare di immaginare quel movimento. Di seguito trovate il video in cui Ian, con successo, riesce a chiudere la sua mano.
https://www.youtube.com/watch?v=fEbioFpdK5E
FONTE: Mashable