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Might & Magic X Legacy

Che Kickstarter sia una piattaforma controversa è una cosa nota, eppure è impossibile non darle alcuni meriti, tra cui, certamente, quello di aver reso lo sviluppo di un videogame appetibile anche ai team più piccoli e indipendenti, privi di un capitale solido su cui contare. E se non bastasse, il popolare sito di crowdfounding ha anche il pregio di aver permesso a molti team di sviluppo di riesumare serie (come Might & Magic X Legacy appunto) che, pur essendo solidamente radicate nella storia e nella cultura dei videogiochi, per motivi di vendita o appeal sul pubblico moderno sono state un po’ dimenticate.

Legacy si propone come un vero e proprio revival delle origini.

Con questa filosofia sono nati titoli capaci non solo di raggranellare denaro, ma anche popolarità e consenso come Minecraft, o progetti immensi (danarosi) e ambiziosi come Star Citizen. Assistiamo, quindi, a un vero e proprio ritorno di fiamma per serie e, soprattutto, generi da tempo archiviati, e in tale ottica l’uscita di Might & Magic X Legacy acquista tutto il suo senso e la sua onestà intellettuale.

La possibilità di prendere appunti sulla mappa (digitale), genera anche una sincera nostalgia in quelli che in passato si sono dilettati tra amici nei più disparati GdR cartacei.

Ultimo capitolo di quella che è una serie che può vantare all’attivo ormai quasi 30 anni di uscite (The Secret of the Inner Sanctum è infatti datato 1986), Legacy si propone come un vero e proprio revival delle origini, proponendo al giocatore una serie di meccaniche che oggi sembrerebbero quasi anacronistiche ma che, a sorpresa, riescono ancora a fare il loro dovere confezionando un’esperienza ludica completa e complessa, molto lontana dalla frenesia cui ci ha ormai abituato il mercato dei giochi di ruolo. Largo dunque a un intero mondo “a scacchiera” i cui movimenti, come fossimo su di un GdR cartaceo, non avvengono a passi liberi ma a movimenti di caselle in cui, poi, si incastra perfettamente un’architettura del gameplay a turni che obbliga l’utente a una pianificazione certosina e attenta, pena una morte rovinosa. Praticamente ogni azione (non solo gli scontri) sarà scandita da un contatore di turni. A ogni turno corrisponderà il consumo di un’unità di tempo e più tempo si spenderà, più si progredirà nel calendario del mondo di gioco, alternando anche un ciclo giorno/notte che influenzerà pesantemente il gameplay e il comportamento avversario.

Praticamente ogni azione (non solo gli scontri) sarà scandita da un contatore di turni.

In quest’ottica, torna la necessità da parte del giocatore di studiare e comprendere le diverse tipologie di terreno su cui ci si scontra, pianificando accuratamente la strategia di gioco. “Anacronistico”, si diceva, perché in effetti l’idea di un titolo in prima persona “vissuto” tra turni e caselle non può non richiamare al passato del genere, e di questa serie in particolare (tant’è che Legacy si propone volutamente in chiave nostalgica e rievocativa). Un passato che potrebbe non sembrare al passo con i tempi, ma il cui ritmo, pur non essendo serrato e frenetico, nasconde una serie di sfumature che il giocatore non può e non deve ignorare, complice un ottimo set di abilità che porterà l’utente a sperimentare costantemente, provando soluzioni sempre diverse. Anche l’esplorazione acquista un gusto tutto nuovo. Il movimento “incasellato” permette all’utente di pianificare ogni passo, nonché di soffermarsi un attimo sull’osservazione e sulla valutazione. La possibilità, poi, di prendere appunti sulla mappa (digitale), genera anche una sincera nostalgia in quelli che in passato si sono dilettati tra amici nei più disparati GdR cartacei.

Uniche pecche di quello che è un revival quasi perfetto sono da riscontrarsi solo nell’aspetto tecnico.

Come per un D&D qualsiasi, la progettazione dell’avventura, con tanto di acquisto e gestione di beni e risorse, sarà fondamentale nel corso delle vostre missioni, tanto che sarete spesso protagonisti di viaggi inattesi verso questa o quella città alla ricerca di pozioni o razioni. Le prime saranno utili per il mana che, soprattutto nei primi livelli, si prosciugherà costantemente dopo appena un paio di incantesimi. Le seconde saranno invece fondamentali per il ristoro e il nutrimento che, proprio come nella realtà, giocherà un ruolo fondamentale nelle meccaniche di sopravvivenza. Tenete poi conto che non vi troverete a gestire un solo eroe, ma piuttosto un party di quattro elementi, selezionabili tra una rosa di quattro razze (Umani, Elfi, Nani e Orchi), e da ben dodici classi diverse, ognuna delle quali con ben tre rami di specializzazione, il tutto calato in un sistema che non ammette “dimenticanze” e che non vi permetterà di concentrarvi solo sulla classe a voi più congeniale, ma piuttosto sull’intero party, senza le cui dinamiche di gruppo la sopravvivenza è praticamente impossibile.

Come per i giochi di una volta, dunque, parliamo di un titolo dall’alta componente strategica, in cui anche solo la formazione del party gioca un ruolo primario sin dai primi passi. In tal senso, l’utente “moderno” potrebbe trovare certi momenti persino frustranti data l’oggettiva difficoltà cui si incorre se non si è avvezzi al genere, tuttavia un buon tutorial e un sistema di gatekeeping piuttosto efficace, scongiurano spesso una morte inutile e prematura sebbene il fallimento si annidi sempre dietro l’angolo.
Uniche pecche di quello che è un revival quasi perfetto sono da riscontrarsi solo nell’aspetto tecnico, datato e privo di dettagli consistenti (il che è quasi assurdo se si pensa ce il motore di gioco, Unity, è un caposaldo di potenza e versatilità). Un peccato, soprattutto perché molti ambienti e scorci paesaggistici godono di un design ottimo ed evocativo, pur tuttavia privo delle gioie dell’alta definizione.

Un gioco che potrebbe non sembrare al passo con i tempi, ma il cui ritmo, pur non essendo serrato e frenetico, nasconde una serie di sfumature che il giocatore non può e non deve ignorare, complice un ottimo set di abilità che porterà l’utente a sperimentare costantemente, provando soluzioni sempre diverse.

Anche le diverse creature che popolano il gioco, per quanto sia evidente l’impegno per un character design tradizionale ma efficace, non godono di modelli rifiniti e dettagliati, mostrando addirittura un parco animazioni che pare preso di peso da un paio di generazioni fa. La seconda pecca è forse proprio la natura del prodotto. Non solo per l’eco che, giocoforza, genererà solo nell’utente che si aspetta l’uscita un titolo nel genere, ma anche nelle meccaniche che, per quanto profonde e divertenti, non propongono alcun contenuto inedito. Qualcosa di simile era stato già proposto con Legend of Grimrock (tiolo del 2012 ispirato alla serie Dungeon Master), che però si era prodigato di far coincidere un gameplay “vecchio” con alcune nuove trovate.

Concludendo: Might & Magic X Legacy è un tuffo nel passato. Un viaggio in quelle che sono le origini del moderno gioco di ruolo digitale, nonché un capitolo nuovo e degno di una serie profondamente radicata nell’immaginario dei videogiocatori che hanno più di una generazione di console sulle spalle. Si tratta di un dungeon crawler imprescindibile per gli amanti del genere, e di un’ottima occasione per testare qualcosa “di nuovo” per chi non conosce altro GdR se non quello nipponico à la Final Fantasy. Se avete amato le recenti, ma poche, interazioni di genere (come il succitato Legend of Grimrock), non potrete non amare Legacy e il suo cesellato impianto ludico. La premessa è chiara: chiudere un occhio su un comparto grafico assolutamente fuori tempo massimo e prepararsi a imprecare… ovviamente astenersi perditempo.

admin

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