La società svizzera MindMaze – specializzata nel campo della neurotecnologia – ha concepito un nuovo dispositivo per la realtà virtuale. Immaginate una sorta di Oculus Rift dove il monitoraggio delle mani non avviene tramite Leap Motion, bensì attraverso una serie di telecamere simili a Kinect e sensori di profondità in grado di tenere traccia degli arti superiori con un certo grado di precisione. Inoltre, invece di una cinghia, c’è una rete di cavi e plastica che copre la sommità della testa. E, in teoria, serve per leggere il pensiero dell’utilizzatore.
La piattaforma, denominata MindLeap, fonde una serie di tecnologie che vengono sempre più utilizzate in ambito gaming: realtà virtuale, motion capture e scansioni elettroencefalografiche (EEG). I sensori EEG permettono agli utenti di controllare qualsiasi cosa, dalle protesi alle orecchie di gatto peluche, leggendo l’attività cerebrale che corrisponde agli stati generali della mente (come il relax) o a movimenti particolari.
MindMaze, originariamente una divisione dell’Istituto Federale della Tecnologia in Svizzera, utilizza questo espediente per contribuire alla riabilitazione dei pazienti dopo un ictus, in parole povere cercando di “ingannare” il cervello re-imparandogli a muovere gli arti paralizzati.
Per utilizzare MindLeap, l’utente dovrà indossare il visore e fare in modo che la rete di cui sopra, composta da diversi fili, aderisca bene alla testa grazie all’utilizzo di un gel conduttivo. Da quel momento sarà possibile immergersi in una combinazione di realtà virtuale e realtà aumentata. Guardando a sinistra, per esempio, ci sarà un semplice passaggio virtuale; guardando a destra, il visore passerà a mostrare ciò che riprende una delle sue fotocamere frontali, un po’ come Gear VR di Samsung. O ancora avrete la possibilità di guardare la vostra mano con effetti speciali, tipo dita infuocate o di ghiaccio (come potete vedere nel video in calce all’articolo).
La società ha dichiarato prontamente che si tratta di un progetto totalmente diverso da Oculus. Il CEO, Tej Tadi, avrebbe inoltre confermato di non avere intenzione di vendere la piattaforma come un prodotto di consumo; MindMaze è alla ricerca di partner e sarà distribuito un kit di sviluppo verso la fine del 2015.
L’attuale rete di fili e cavi potrebbero essere eccessivi per i videogiochi, secondo quanto affermato da Tadi. Nelle concept art iniziali, era in realtà una striscia molto più semplice composta da sensori sulla fronte, applicabile senza l’utilizzo del gel. Tuttavia in questo modo sarebbe stato più difficile leggere l’attività cerebrale. Alcuni designer di MindLeap hanno parlato della programmazione del dispositivo per leggere l’attività cerebrale che corrisponde a determinati movimenti, o anche a emozioni più astratte come la felicità; finché c’è un pattern identificabile e ripetibile, è possibile mappare un sistema di controllo su di esso.
MindMaze suggerisce quindi che tale “gameplay controllato con il pensiero” potrebbe risolvere ogni problema di controllo nella realtà virtuale, sebbene si tratti di un traguardo futuro e ancora lontano. Sarebbe un risultato importante non soltanto nel campo dei videogiochi, ma anche in quello medico: dopotutto le protesi controllate con la mente fanno a oggi parte di un futuro utopico, però chissà. Mai smettere di sperare.
FONTE: The Verge