Pochi giorni fa, precisamente il 3 marzo, la Commissione Cultura ha svolto “l’audizione informale della Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu) dell’Agcom, Angela Nava Mambretti, sulla circolazione e sull’utilizzo da parte dei minori di videogiochi implicanti scene di violenza”.
Presente all’evento ovviamente Ilaria Capua ma anche la sopracitata Angela Nava Mambretti di Agcom (ossia l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni). Durante il colloquio, purtroppo, ci troviamo ancora una volta di fronte a una chiara dimostrazione di scarsa competenza sull’argomento. Senza voler demonizzare nessuno, Angela Nava Mambretti ha purtroppo attirato la nostra attenzione con una serie di affermazioni che mettono in mostra una base di informazioni sicuramente sommaria.
Nava Mambretti inizia con il definire GTA V come la summa teologica del terrore, per poi passare alla descrizione del PEGI – ma in realtà più che altro di ciò che lei ha capito del PEGI. La Presidente infatti dichiara: “L’autoregolamentazione si è tradotta qui in una sorta di consiglio, un po’ una foglia di fico che salva la coscienza del produttore ma non aiuta il consumatore.”
Questa affermazione sicuramente azzardata ha tutta l’aria di essere detta da chi ha già un giudizio – anzi un pre-giudizio sulla questione e, non contento, cerca di influenzare gli altri con informazioni devianti. Questo si evince dal fatto che basta guardare la confezione di un videogioco per capire che le indicazioni del PEGI sono chiare e comprensibili. La Presidente del CNU continua dicendo: “Abbiamo verificato che da parte del genitore, che vorremmo informato, il consiglio di idoneità viene considerato come un consiglio rispetto alla difficoltà […] un po’ come se comprassero un puzzle”.
Insomma, è proprio chiaro che la signora Nava Mambretti non ha ben chiara la situazione e, inoltre, non ha spiegato a chi si riferisce il noi dell’affermazione “abbiamo verificato”, e nemmeno il come sia stato verificato quanto lei afferma. A noi non sembra poi tanto facile fraintendere le indicazioni del PEGI che, come sappiamo, sono piuttosto chiare ed evidenti sulle confezioni; sul sito del PEGI inoltre si trova anche chiaramente la spiegazione della classificazione, in caso non fosse abbastanza intuibile.
In ogni caso la miglior risposta che si può dare a Nava Mambretti è un estratto preso direttamente dal sito dell’AESVI, che probabilmente la Nava non ha visitato, che dice: “Per garantire che il pubblico dei minori continui ad essere protetto nei confronti di possibili contenuti non adatti alla loro età, nel 2002 l’industria videoludica ha creato un sistema pan-europeo di classificazione dei giochi denominato PEGI che permette di identificare l’età consigliata e il contenuto del titolo acquistato”.
Andiamo avanti ad ascoltare e notiamo che la Presidente dichiara che il bollino con l’indicazione dell’età “compare in modo non del tutto visibile” sul retro della scatola. Quindi la Nava non solo non ha visitato il sito del PEGI, ma non è neanche entrata in un negozio di videogiochi per osservare una confezione e verificare la visibilità del bollino che, come tutti sappiamo, non è presente solo sul retro ma anche nella parte frontale, mentre sul retro compaiono altre indicazioni più precise sui contenuti!
La Presidente prosegue leggendo un estratto che sostiene essere preso dal sito del PEGI, quando in realtà è una descrizione presa dalla pagina di Wikipedia. Non sappiamo se sia stata una distrazione o una scelta consapevole, ma sicuramente non è segno dell’intenzione di informarsi su un tema prima di pronunciare il proprio giudizio durante un’assemblea alla Camera.
La riunione prosegue con affermazioni sulla responsabilità che dovrebbero prendersi i produttori dei videogiochi; evidentemente non ci si rende conto che il PEGI è esattamente ciò che chiedono, ovvero una indicazione chiara sui contenuti, con una classificazione e indicazioni sulle fasce di età! Come dice Thalita Malagò di AESVI, provvedimenti presi sull’onda del momento potrebbero rappresentare un danno per il mercato italiano, non solo quello dei consumatori ma anche quello degli sviluppatori – mercato finalmente in crescita che rischia di essere ulteriormente frenato da interventi azzardati.
Come abbiamo già affermato in passato, informare non può essere che un bene. Il dibattito non è fra chi sostiene che i videogiochi siano il diavolo e chi sostiene che sia un’ottima idea far giocare un bambino di 6 anni a GTA V, ma è fra chi sostiene (come i presenti all’assemblea) che il PEGI non sia abbastanza e che quindi ci voglia un divieto di vendita e una proposta di legge e chi, come noi, sostiene che invece questo modus operandi sia avventato e potenzialmente dannoso e che sarebbe ben utile concentrarsi sulla parte informativa. Tutelare i minori è un fattore molto importante, anzi fondamentale, ma la cosa migliore è educare le famiglie, insegnare ai genitori come orientarsi in un mondo pieno di stimoli che i bambini possono trovare, così come si fa sotto molti altri aspetti.
Prendiamo ad esempio l’alimentazione: nonostante conosciamo l’importanza di una corretta alimentazione per la crescita e lo sviluppo, non si vieta la vendita di merendine con zucchero e olio di palma ai minori. Sulle confezioni di succhi di frutta zuccherati, bevande gassate e merendine dalle dubbie proprietà nutritive grassi e zuccheri non c’è nemmeno un misero consiglio, ma addirittura moltissimi prodotti puntano ad attirare l’attenzione dei bambini. Solitamente si considera responsabilità del genitore pensare all’alimentazione dei figli ed è il genitore che, acquistando un prodotto, non dovrebbe basare la sua scelta solo sui desideri del bambino ma fare attenzione alle sue esigenze. Intanto però c’è chi alla Camera dice che sulle scatole andrebbe indicato che la “somministrazione” di un videogioco può essere dannosa e provocare una “tendenza alla paura” o un rinforzo degli atteggiamenti violenti, come sostiene durante l’assemblea l’Onorevole Camilla Sgambati.
Fortunatamente, come potrete notare guardando il video, Ilaria Capua dichiara di avere trovato in Thalita Malagò un interlocutore molto attento per potersi confrontare sull’argomento; e sicuramente il presidente di AESVI rappresenta anche una speranza per tutti noi che, in un modo o nell’altro, facciamo parte dell’industria videoludica. Non ci resta che sperare che grazie a tutto questo parlare il livello di informazione e consapevolezza aumenti e che, al posto che proporre leggi basate sull’idea di persone che non hanno la minima idea dell’argomento che vogliono regolamentare, si arrivi a una maggiore consapevolezza non solo da parte dei genitori ma soprattutto da parte delle autorità.
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