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Murasaki Baby – la recensione

Anche se la situazione che sta attualmente vivendo non è certo delle più rosee, PlayStation Vita è e rimane una console eccezionale. Ne ha potuto dare dimostrazione in diverse occasioni, a partire dai titoli che l’hanno accompagnata al lancio, tra cui Uncharted: L’Abisso d’Oro, e per giungere alle le produzioni che sono arrivate solamente in seguito, di cui vogliamo ricordare in particolare Gravity Rush, Soul Sacrifice e Tearaway. Ebbene, i possessori della portatile di Sony possono prepararsi ad aggiungere tranquillamente a questo elenco anche un’altra interessante esclusiva: Murasaki Baby. Presentato ufficialmente durante la gamescom 2013, il titolo è stato sviluppato da Ovosonico, l’italianissimo team fondato da Massimo Guarini, conosciuto soprattutto per aver ricoperto il ruolo di creative director nella realizzazione di Shadow of the Damned.

Dalla nostra prova siamo rimasti particolarmente compiaciuti nel notare come ognuno di questi poteri sia stato realizzato in modo estremamente fantasioso ed efficace.

La storia di Murasaki Baby narra del viaggio di una bambina che sta disperatamente cercando sua madre, dopo essersi risvegliata all’interno di un mondo fatto di ambientazioni totalmente astratte e “da incubo”, dove ciò che è surreale si manifesta come se fosse normale e viceversa. Una trama per la verità non particolarmente complessa, il cui reale valore è interamente situato nel messaggio che intende trasmettere e, soprattutto, nel rapporto di empatia che verrà a crearsi tra il giocatore e la piccola Baby. Di conseguenza, non è un caso che proprio in quest’ultimo aspetto sia stata riposta una grandissima cura, a partire dall’impostazione del sistema di controllo. Infatti, al fine di instaurare una sorta di legame “padre-figlio”, il giocatore non assumerà direttamente il controllo della protagonista, bensì si ritroverà a doverla letteralmente accompagnare, tenendola per mano attraverso il touch-screen della console.

È da elogiare anche l’originalità con cui sono stati sfruttati i controlli della console.

Dopo i primi istanti di gioco verrà quasi naturale affezionarsi a Baby, sviluppando un particolare istinto di genitorialità che ci porterà a cercare di proteggere in tutti i modi la nostra figliastra digitale. Per far ciò, dovremo anche prestare enorme attenzione al palloncino a forma di cuore che la bambina tiene tra le mani; questo, infatti, assume all’interno del gioco il ruolo della classica “barra dell’energia” e, pertanto, vederlo scoppiare o volare via significherebbe per noi aver perso la partita. Insomma, tornando al concetto di genitorialità di cui sopra, dovremo cercare di tenere alto il morale di Baby impedendo che perda in qualche modo il suo adorato palloncino, proprio come farebbe un genitore col suo bambino nella realtà. Un’impresa non particolarmente semplice, dal momento che saranno numerosi gli ostacoli che dovremo aggirare, come rovi e oggetti appuntiti, badando al contempo che il palloncino non sfugga alla presa della piccola protagonista: se ciò dovesse accadere, dovremo affrettarci a recuperarlo per riportarlo tra le sue mani, onde evitare il game over.

Al fine di instaurare una sorta di legame “padre-figlio”, il giocatore non assumerà direttamente il controllo della protagonista, bensì si ritroverà a doverla letteralmente accompagnare.

Come già detto, le emozioni rivestono un ruolo fondamentale all’interno dell’esperienza di gioco. E non solo per quel che riguarda la capacità del titolo di coinvolgere il giocatore, ma anche in correlazione alla risoluzione degli enigmi che sono presenti nel titolo di Ovosonico. Caratteristica di Murasaki Baby è, infatti, quella di poter cambiare l’immagine di sfondo attraverso lo scorrimento del dito sul touchpad posteriore, comportando non solo un cambio generale di atmosfera, ma anche una mutazione dell’umore di Baby, che potrà così entrare in possesso di nuove strabilianti capacità, come quelle di controllare la pioggia oppure il vento. Alcuni di questi poteri influiranno anche in maniera negativa sul palloncino o sulla stessa protagonista, cosa che costringerà il giocatore ad attuare una certa sperimentazione prima di trovare la giusta strategia per riuscire ad avanzare. Dalla nostra prova siamo rimasti particolarmente compiaciuti nel notare come ognuno di questi poteri sia stato realizzato in modo estremamente fantasioso ed efficace, tanto che per tutta la durata dell’avventura non si prova mai la sensazione di aver vissuto una situazione uguale a un’altra. In aggiunta a ciò, è da elogiare anche l’originalità con cui sono stati sfruttati i controlli della console, anche se bisogna ammettere che le soluzioni adottate in alcuni casi non si sono sempre rivelate come le più ottimali, dando vita a problematiche funzionali abbastanza fastidiose.

L’aspetto attraverso cui Murasaki Baby riesce a esprimere al massimo la propria personalità è il suo particolarissimo comparto tecnico. È incredibile pensare che gran parte degli elementi di gioco, tra cui la protagonista, siano stati interamente disegnati a mano per poi essere scannerizzati al computer. Complice la marcata ispirazione alle opere di Tim Burton e degli artisti dell’espressionismo tedesco degli anni ’30, il risultato è un aspetto visivo a dir poco unico, capace di essere inquietante e spensierato al tempo stesso, e in grado di affascinare continuamente il giocatore attraverso i contrasti derivanti dalle tonalità accese, quasi color “evidenziatore”, dei fondali e quelle in bianco e nero degli elementi di gioco principali.

Dopo i primi istanti di gioco verrà quasi naturale affezionarsi a Baby, sviluppando un particolare istinto di genitorialità.

Anche l’aspetto sonoro del gioco ci è parso molto curato, sia per quel che riguarda l’effettistica, che per quello che riguarda le musiche, capaci, proprio come il comparto visivo, di infondere emozioni contrastanti all’interno del giocatore, che si ritroverà talvolta perplesso e a disagio, talvolta affascinato e stupito.
Dal punto di vista della longevità, invece, il primogenito di Ovosonico non riesce a essere particolarmente brillante: per il completamento dell’avventura, infatti, è sufficiente un tempo compreso tra l’ora e mezza e le due ore, in parte a causa della brevità che caratterizza le quattro aree del mondo di gioco, in parte per via di un livello di difficoltà fin troppo tendente verso il basso.

Insomma, Murasaki Baby è uno di quei classici titoli davvero particolari che possono essere amati profondamente o risultare un po’ indigesti. Un prodotto che non è sicuramente adatto a tutti e il cui fascino, però, risiede proprio nella sua anima controversa. Anche se la produzione di Ovosonico non è perfetta, non abbiamo dubbi sul fatto che rappresenti un’opera di grande valore, capace di segnare un nuovo piccolo capitolo all’interno del panorama indie. E, se ne avrete compreso la reale essenza, anche voi non vedrete l’ora di prendere Baby per mano per accompagnarla nel breve, intenso, viaggio che la ricondurrà dalla sua adorata mamma.

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