Sono bastati pochi minuti perchè tutto lo internet si accorgesse di quello che Netflix ha provato a fare. E questa reazione così forte è motivo di speranza.
La società di streaming della grande N rossa sembra sempre avere un rapporto d’amore profondo e sperticato con i fan di quello che viene mandato in onda.
In realtà però, come in tutte le famiglie, ci sono alti e bassi anche se di solito i bassi non hanno l’attenzione generale. Diverso il discorso stavolta. Netflix è infatti riuscita a stuzzicare malamente tanti di quei fan che si è trovata in una polemica globale.
Una polemica che, se lo chiedete a noi, è un piccolo barlume di speranza per il futuro dell’umanità e per il futuro del settore dell’intrattenimento. Vorremmo vedere più spesso questa indignazione e vorremmo vedere più spesso questa indignazione arrivare a chi di dovere.
Netflix nell’occhio del ciclone e non c’entra Il Mago di Oz
Mentre il cinema guarda a quello che è nei fatti il prequel de Il Mago di Oz, Netflix ha tentato di fare un trucco di quelli che gli amici cercano di mostrarvi quando sono un po’ brilli pensando invece di assomigliare a David Copperfield.
La società della grande N rossa (che ha anche chiuso una serie bellissima) ha infatti tentato di risparmiare in modo sciocco con la più recente campagna pubblicitaria dedicata al suo cavallo di razza numero uno del momento: Arcane. Uno dei poster, bello ed evocativo, sul sito ufficiale è stato esaminato da vicino e tanti si sono subito accorti che, rispetto al formato originale, nella versione estesa è stato allargato utilizzando l’intelligenza artificiale generativa, che ha prodotto qualcosa di brutto e incoerente con tutto quello che si era visto finora di Jinx.
È bastato che qualcuno scrivesse online perché anche chi non se ne era accorto cominciasse a lamentarsi. E la lamentela è arrivata in alto fino a Riot: Alex Shahmiri, brand lead dello show, ha pubblicamente definito “irrispettoso nei confronti degli incredibili artisti che hanno lavorato allo show” il modo in cui Netflix ha trattato il poster.
Come accennavamo all’inizio, si tratta di una reazione che vorremmo vedere più spesso. E come fanno notare altri commenti sul social che una volta era dell’uccellino azzurro dove la polemica è montata, questa notizia (e il modo in cui il poster è scomparso alla velocità della luce) stride con quello che invece pare essere il modo in cui in alto stanno gestendo il comparto artistico.
Perché, ed è notizia recente, proprio dentro Riot ci sono stati molti licenziamenti con l’annuncio invece di posizioni, di apprendistato, a base di intelligenza artificiale. Come si fa si chiedono molti, all’interno di una stessa società ad avere posizioni così lontane su uno stesso argomento? Il modo però in cui chi ha lavorato su Arcane si è mosso ci dà un piccolo segnale di speranza che la community degli artisti rimane compatta nel rifiutare l’abominio portato dall’intelligenza artificiale generativa.