Quanti esperti servono per riparare un joy-con affetto da drift di una Nintendo Switch? A giudicare da quanto dichiarato da qualcuno che si è occupato per anni di questo problema, certe volte neanche tutti gli esperti del mondo.
La storia ce la raccontano i colleghi di Kotaku che hanno parlato con un ex supervisore impiegato in una società americana che, per conto di Nintendo, si è occupata di riparare le console e gli accessori problematici. Secondo il racconto di questo ex supervisore, che ha deciso di rimanere anonimo, la situazione soprattutto per quello che riguarda i joy-con fallati a tratti è stata veramente insostenibile con un numero enorme di pad che arrivavano ogni giorno e tutti con lo stesso problema.
Il fatto che i pad della Nintendo Switch soffrano di drift è qualcosa che ormai sappiamo tutti. Poco dopo l’uscita nel 2017, infatti, tanti giocatori si sono accorti che le componenti interne dei joy-con erano malpensate e quindi, dopo un po’, si verificava proprio il problema del drift, ovvero quei movimenti registrati dal pad che però non corrispondono a nessun reale movimento da parte del giocatore. Una situazione talmente tanto imbarazzante che addirittura il presidente di Nintendo si è trovato a chiedere pubblicamente scusa.
Se eravate anche voi tra quelli che pensavano che la vostra Nintendo Switch o i suoi accessori, in caso di malfunzionamento, finivano nelle mani di qualcuno davvero esperto e soprattutto vicino al luogo di fabbricazione, brutte notizie: l’assistenza infatti viene affidata a società che si trovano geograficamente in una posizione più comoda per gestire le richieste e non sempre il personale è all’altezza. In una di queste società, situata a Syracuse, New York, lavorava l’ex supervisore che ha deciso di condividere con Kotaku e con tutti noi la sua esperienza da incubo con i joy-con.
Il problema, così racconta questo ex supervisore, è che arrivava una quantità enorme di pad da controllare e riparare a riprova che questo accessorio necessario per la console Nintendo aveva più di qualche problema di resistenza. Ogni settimana, così racconta, arrivavano migliaia di joy-con e la situazione era diventata talmente tanto stressante e caotica che alla fine si dovette approntare una zona di riparazione solo ed esclusivamente per i pad. A questa situazione si aggiungeva poi il fatto che il personale molto spesso non era adeguatamente formato e a volte neanche in grado di comprendere l’inglese, il che generava riparazioni errate.
I racconti che provengono da questo centro di riparazione gettano veramente una luce triste non soltanto sul mondo dei videogiochi ma anche su quello del lavoro in generale. Oggetti tecnologici venduti a caro prezzo e con garanzie che spesso non coprono neanche ciò che dovrebbero che però poi vengono affidati a persone che non sono state addestrate a trattarli come si deve.
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