C’è un modo che ti permette di essere pagato per due anni e non devi lavorare. È una procedura che dovresti conoscere nel dettaglio.
Pagato per non lavorare? Non è la nuova moda che spopola su TikTok ma è qualcosa che è previsto nelle norme che gestiscono il mondo del lavoro nel nostro Paese.
Si tratta di una procedura per la quale non devi lavorare e hai a disposizione due anni di tempo. Vediamo qual è però questa procedura e in quali casi si può fare richiesta.
Il lavoro è importante. È il modo, ce lo dice la psicologia, in cui si esprime il potenziale dell’essere umano. Ma, e la realtà di quello che succede anche nell’industria dei videogiochi lo dimostra, non sempre il lavoro che si fa dura nel tempo e si è costretti magari a reinventarsi per poter sbarcare il lunario. Gestendo anche la famiglia.
Con l’intelligenza artificiale si possono fare tante cose ma alcune cose sono ancora esclusivo onere delle persone. In alcune circostanze particolari puoi così attivare una procedura prevista nella legge italiana che ti consente di avere quelli che si chiamano congedi retribuiti per l’equivalente di due anni. Questo significa che non devi lavorare e, se rispetti i requisiti che ora vedremo, vieni pagato lo stesso dal tuo datore di lavoro.
I congedi parentali funzionano in caso si sia conviventi con una persona alla quale è stata certificata una disabilità grave. Questo significa rientrare nelle regole della cosiddetta Legge 104. L’assistenza alle persone con disabilità grave conviventi viene quindi garantita permettendo ai parenti, i più prossimi possibili, di non lavorare e avere del tempo da dedicare alla cura. Il trattamento economico è del tutto equivalente a quello che è previsto in caso di congedo di maternità.
C’è in più la rivalutazione annuale. Se richiedi un congedo hai diritto alla indennità che corrisponde all’ultima retribuzione che hai ricevuto e in più ti vengono versati i contributi in una formula di contribuzione figurativa. C’è però da tenere presente il limite annuo che è di poco sopra i 43.000€.
Ma come dicevamo questo importo può essere rivalutato annualmente andando per esempio a guardare quello che è l’indice ISTAT. Puoi richiedere il congedo anche a rate, e quindi nei periodi in cui hai effettivamente necessità di stare a casa. Questo è importante da sapere perché, se è vero che non devi lavorare e vieni comunque pagato, i due anni di congedo sono per legge calcolati nell’intero arco della vita lavorativa di chi assiste il convivente con disabilità grave.
E tieni anche presente che in caso di ricovero a tempo pieno non è possibile richiedere il congedo. Per quello che riguarda chi può usufruirne, in prima battuta può essere richiesto dal coniuge convivente, se questo manca o a sua volta è disabile, si può passare ai figli conviventi oppure ai fratelli o alle sorelle e arrivare fino al terzo grado di parentela.
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