Questa nuova legge è destinata a cambiare tante dinamiche per i videogiochi o non è forse un passo verso la direzione giusta?
Trattandosi di prodotti dell’ingegno umano che hanno come pubblico chiunque sia in grado di tenere in mano un pad o pigiare tasti su una tastiera, per i videogiochi c’è sempre qualcuno pronto con nuove leggi e normative. Normative a difesa di alcune categorie specifiche di giocatori e di giocatrici.
A volte si tratta di norme che danno l’impressione di dover lavorare lì dove i tutori dei minori non sembrano essere capaci di arrivare. Nel caso specifico della nuova legge appena varata si tratta però di qualcosa che non va a difendere i più piccoli da problemi che non dovrebbero neanche avere ma che si pone come argine a un vizio che tanti publisher sembrano aver preso.
Di leggi contro o per controllare i videogiochi ne abbiamo viste tante in varie parti del mondo. Qualcosa però su cui ancora nessuno si era espresso è il fatto che ci sia ormai l’abitudine di tanti publisher a distribuire i titoli multiplayer solo in versione immateriale come codice da acquistare e da scaricare ma non da possedere in un CD. Una comodità per chi ha casa piccola e una grande collezione.
Un problema nel momento in cui, per esempio per cattive performance o perché la manutenzione costa troppo, i server dei giochi solo online vengono spenti e tutto sparisce, nonostante si sia pagato con soldi reali e non con quelli del Monopoli. Immaginate, per esempio, che cosa potrebbe succedere con Helldivers 2. Il gioco non ha una modalità singolo giocatore offline eppure per averlo occorre sborsare 40 euro.
Se Sony decidesse che il gioco non funziona più può staccare la spina e levarci Helldivers 2. Questo significa che nei fatti, nonostante i 40 euro, non possediamo nulla. Ed è proprio su questo che spinge la nuova legge entrata in vigore nello Stato della California.
Per quei titoli che pretendono una connessione online sempre attiva deve esserci un warning che chiarisca come il termine “acquisto” non significa che si possiede il gioco ma solo che si è acquistata una licenza. Una licenza che può essere limitata nel tempo. Il disclaimer c’è, basta guardare su Xbox, ma è scritto con un carattere minuscolo. Dovrà essere quindi più chiaro.
Per i publisher, la soluzione potrebbe essere avere modalità offline. Una soluzione che anche noi come giocatori e come giocatrici vorremmo vedere applicata più spesso. La legge che è in vigore nello Stato della California riguarda solo gli abitanti dello Stato della California eppure, questa è la speranza, potrebbe diventare un modello anche per altre realtà, che potrebbero così finalmente mettere un po’ di ordine in alcuni comportamenti che, volendo usare un termine piuttosto morbido, sembrano un po’ scorretti nei confronti di chi gioca. Chiarire cosa effettivamente si acquista è anche un modo per costringere developer e publisher ad essere più chiari quando parlano con la loro community.
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