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Nuove sperimentazioni permettono di pilotare un aereo con il pensiero

Le persone con la fobia del volo e degli aerei sono tante, e spesso chi riesce a salire comunque su un velivolo ripone la sua totale fiducia nel pilota, pensando alle capacità professionali dell’equipaggio e alla sicurezza del mezzo in modo da tranquillizzarsi. Una nuova tecnologia però potrebbe cambiare completamente il modo di pilotare gli aerei, portandolo a un livello davvero fantascientifico! Si tratta di una sperimentazione effettuata senza comandi fisici, e durante una recente presentazione un pilota ha manovrato e fatto atterrare un drone con la sola forza del pensiero, senza toccare comandi manuali.

La dimostrazione è stata effettuata con l’utilizzo di uno strumento di EEG (Elettroencefalogramma) e un software speciale, creato in modo da tradurre gli stimoli delle onde cerebrali in comandi precisi.

Il progetto si chiama Brainflight ed è nato da una collaborazione fra Tekever, Champalimaud Foundation, Eagle Science e Technische Universität München.

L’interfaccia si chiama BCI (Brain to Computer, ovvero dal cervello al computer) ed è un software sviluppato ad hoc. Durante una recente presentazione pubblica a Lisbona i team di Tekever e Champalimaud hanno mostrato il funzionamento del progetto, utilizzanto uno strumento EEG ad alte prestazioni per misurare le onde cerebrali del pilota, tradotte in comandi da uno speciale algoritmo. Così il pilota è stato in grado di manovrare il velivolo semplicemente pensando alla direzione da prendere, riuscendo anche a farlo atterrare senza conseguenze.

Tekever ha spiegato: “L’operatore, indossando un copricapo creato per misurare le onde cerebrali, influenza i movimenti del drone usando semplicemente il pensiero. Essenzialmente l’elettricità che si sposta nel cervello del pilota agisce come impulso per il sistema di controllo del drone, in modo da ottenere il completamento di una missione con obiettivi predefiniti dal team di ricercatori”.

Il progetto Brainflight combina sistemi di alta ingegneria areonautica con la ricerca neuroscientifica, e il sistema è già stato testato in un simulatore oltre che con velivoli senza equipaggio. Il prossimo passo sarà un test su un vero aereo con passeggeri, ovviamente il tutto in condizioni assolutamente controllate. I ricercatori sperano di riuscire ad perfezionare questo metodo innovativo, in modo da poterlo introdurre come valida alternativa sia per il controllo diretto sia per quello remoto dei velivoli.

Tekever spiega: “Attraverso l’approccio BCI noi crediamo che le persone saranno in grado di pilotare aerei con la stessa semplicità con cui svolgono attività quotidiane come camminare o correre. Questo vorrà dire che i piloti saranno in grado di concentrarsi su attività cognitive intense mentre continuano a pilotare un velivolo complesso come un aeroplano.” L’obiettivo è quindi quello di semplificare il processo, riducendo il carico di lavoro dei piloti; inoltre grazie a questa tecnologia anche persone con disabilità fisiche potranno essere in grado di pilotare velivoli.

A proposito di disabilità, sicuramente questo complesso sistema potrebbe espandersi ed evolversi in altre applicazioni utili come gli studi in campo prostetico, con la creazione di protesi tecnologiche avanzate manovrabili con precisione attraverso il pensiero. Lo stesso sistema potrebbe essere utilizzato anche per manovrare altri mezzi oltre agli aeroplani, ad esempio automobili, barche e treni.

La stessa tecnologia di controllo remoto tramite impulsi cerebrali è attualmente sperimentata anche in altri centri di ricerca negli Stati Uniti, come la University of Minnesota o la University of Texas a San Antonio. In calce all’articolo trovate il video di un esperimento effettuato alla University of Minnesota, dove un ragazzo manovra un drone con la forza del pensiero seguendo la stessa procedura del metodo dimostrato da Tekever e partner a Lisbona. In questo caso, come spiega la voce narrante, la tecnologia è pensata proprio per aiutare le persone con disabilità anche gravi, con la speranza di permettere interazioni di un livello mai raggiunto prima anche a persone che non sono in grado di muoversi o parlare.

Fonte: dailymail

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