Hunger Games sta per diventare ancora più grande con l’arrivo di un nuovo libro e un nuovo film, e per quanto il mondo dei videogiochi?
E’ un momento di fermento per la saga di Hunger Games, una delle IP più importanti del mondo che per anni ha dominato l’immaginario collettivo. Dal 2008 il mondo immaginato dall’autrice Suzanne Collins ha avuto una risonanza enorme, trasformandosi velocemente in una proficua serie di libri e di tanti adattamenti cinematografici abbastanza di spessore.

Proprio Hunger Games ha cementato la figura di un’attrice gigantesca come Jennifer Lawrence che ha interpretato la giovanissima Katniss Everdeen in diverse pellicole, risultando assolutamente credibile e autentica nel ruolo. Dopo una lunga paura ora l’universo di HG è ritornato al cinema e in streaming con dei prequel, come il recente Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente.
Ora il prossimo libro, L’alba sulla mietitura, in uscita nelle librerie il prossimo 18 marzo 2025 sarà accompagnato come sempre da un adattamento cinematografico che accompagnerà tutti anche sul piccolo e grande schermo. Ma perché non abbiamo grandi videogiochi tripla-A di Hunger Games?
Perché non abbiamo un grande videogioco di Hunger Games?
Specifichiamo tripla-A perché in effetti ci sono stati dei seppur assai timidi tentativi di portare questa saga nel mondo dei videogiochi. Precisamente possiamo contare 5 “esperienze a tema”:

- The Hunger Games Adventures (2012). Un videogioco made in Facebook che è stato chiuso dopo tre anni.
- Hunger Games: Girl on Fire (2012 foto in alto). Videogioco per smartphone a scorrimento in cui si colpivano creature e robot.
- The Hunger Games: Panem Rising (2014). Un titolo mobile con tanta narrativa, dialoghi scritti, scelte da compiere e qualche combattimento a turni assai semplificato.
- Minecraft Hunger Games (Mod).
- Roblox Hunger Games (Experience).
Si tratta di prodotti che non hanno lasciato assolutamente il segno malgrado siano stati pubblicati nei momenti clou dell’IP, che ha raggiunto la massima diffusione tra il grande pubblico dal 2012 al 2015, ovvero negli anni della trilogia originale (divisa in quattro film). Da allora un lungo silenzio prima che la saga riprendesse con dei sequel. Ma eprché nessuno studio importante ha provato ad usare questa IP per lanciare dei videogiochi tripla-A?
I motivi sono diversi. Il primo è che come sempre dover usare una licenza significa fare uno sforzo economico molto importante e soprattutto doversi chiudere in certi paletti e molte restrizioni che un gioco che parte da zero non ha. Certamente poter sfruttare la grande lore di Hunger Games significa partire da una base molto solida, ma poi bisognerebbe avere continue approvazioni e continue contrattazioni che non tutti vogliono impegnarsi a mantenere.
Il problema morale di un videogioco di Hunger Games
Il problema principale però risiede proprio nel messaggio centrale di HG. Suzanne Collins ha creato questa saga per denunciare l’oppressione degli stati totalitari e dei governi in generale, la devastazione della natura, il modo in cui i potenti si approprino della vite delle generazioni future spezzandole anzitempo e schiavizzando tutti.

Soprattutto gli Hunger Game sono un momento drammatico, di spettacolarizzazione della violenza, mercificazione del corpo e capitalizzazione della morte dei più deboli, di una guerra tra poveri che serve solo a far divertire i potenti e tenere a bada gli oppressi. Ecco quindi che è difficile immaginare l’autrice di questa saga o la compagnia che ne detiene i diritti cinematografici, ovvero la Lionsgate Entertainment, possano autorizzare un gioco in cui la violenza sia il fulcro del gameplay.
Sviluppare e vendere un titolo in cui interpretiamo il ruolo di una ragazzina in un’arena di minorenni che si uccidono a sangue freddo non è facilissimo. Sebbene i fan sognino quindi un’avventura “alla The Last of Us“, al momento è improbabile vedere un videogioco simile per Hunger Games. A proposito abbiamo degli aggiornamenti per TLOU Parte 3.
E le altre opzioni non sono comunque valide, con gli altri generi che finirebbero forse per censurare artificialmente e non dare importanza al significato vero della saga. Ci si trova quindi davanti a un vecchissimo dilemma etico che accompagna da sempre i videogiochi: la violenza è il medium o il messaggio?