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Recensioni

One Piece Burning Blood – la recensione

Dopo diversi mesi che non vedevamo un titolo dedicato alla leggendaria (e tutt’ora in corso) saga di One Piece, è finalmente giunto il momento di riabbracciare Rufy e i suoi compagni pirati. Burning Blood non fa parte del filone Pirate Warriors, saga sullo stile musou giunta ormai al terzo capitolo: qui ci troviamo di fronte a un picchiaduro, genere che probabilmente si sposa meglio con uno shonen come quello creato dal maestro Eiichiro Oda.


Da cosa partire quindi, se non dal gameplay, la parte più importante di ogni gioco che si rispetti, a maggior ragione in un titolo simile? La struttura dei combattimenti è basata su scontri 1 vs 1 ampliabili fino a 3 vs 3, ovviamente con un solo personaggio per squadra in campo alla volta: a primo impatto Burning Blood potrebbe sembrare il classico “button-smashing”, dove basta premere lo stesso tasto infinitamente per portarsi a casa la vittoria. Invece, nonostante non sia tra i più tecnici in assoluto, il sistema di comandi è ben articolato: quadrato e triangolo sono assegnati rispettivamente al colpo veloce e a quello lento ma più potente, con tutte le combo che ne conseguono. Cerchio è assegnato alla parata e, combinato all’analogico, alla schivata: infine abbiamo i dorsali, capaci di ribaltare dal nulla un combattimento. L1 serve per attivare una delle tre mosse speciali, assegnate a quadrato, triangolo e cerchio, mentre con R1 si attiva l’abilità, che può essere di difesa o di attacco. Infine, una volta caricata la barra in basso a sinistra, è possibile attivare la Furia premendo R3: oltre a danneggiare all’inverosimile i nemici in questo stato, premendolo nuovamente si scatena la mossa finale di ogni personaggio, veri e propri colpi devastanti che se vanno a segno sono in grado di togliere più di metà degli HP rimanenti!

Il sistema di tag team è ben pensato, con L2 e R2 si possono combinare diverse tecniche: se premuti durante una situazione normale servono a cambiare combattente in campo, premuti durante una combo, invece, fanno intervenire il compagno che la porta a termine infliggendo gravi danni al povero avversario. Inoltre, è possibile ingaggiare uno “scontro tra spalle” premendo L2 nel momento in cui si sta subendo lo stesso trattamento dal nemico, evitando di farsi mazzuolare per bene. Non è finita qui! One Piece Burning Blood offre un roster di ben 41 personaggi giocabili, e fin qui tutto normale: come se non bastasse, è possibile scegliere fino a tre personaggi di supporto attivabili con le frecce del controller, utilissimi per attivare determinati modificatori, per esempio l’immunità a certi frutti del Diavolo o un aumento temporaneo dell’attacco. I personaggi di supporto sono davvero tanti, siamo nell’ordine della cinquantina, e in realtà è un vero peccato che molti di questi non siano stati resi giocabili, sarebbe stato bello combattere nei panni di Das Bornes o Gol D. Roger…

One Piece Burning Blood offre un roster di ben 41 combattenti ai quali si aggiungono una cinquantina di personaggi di supporto.

Terminata la doverosa disamina sul gameplay, possiamo concentrarci sulle diverse modalità di gioco offerte dal titolo, prima su tutte Guerra Suprema, ovvero il più classico degli Story Mode. La trama è incentrata sulla saga di Marineford ed è giocabile dai punti di vista di quattro personaggi, ovvero Rufy, Barbabianca, Akainu e Ace. Ognuna delle quattro storie in realtà, essendo ambientate nello stesso arco narrativo, ripete più volte gli stessi combattimenti visti solo da una prospettiva diversa fino ad arrivare ai titoli di coda, decisamente poca roba rispetto al mastodontico pozzo di trame da cui si poteva attingere, anche perché sono presenti personaggi e ambientazioni dalla saga Dressrosa. DLC in arrivo?


Decisamente diverso il giudizio per quanto riguarda Bandiera Pirata, una specie di metagioco che gode di vita propria: si comincia scegliendo la fazione con cui schierarsi, ce ne sono 16, e non sarà possibile cambiarla fino al termine della stagione. Ogni stagione dura una settimana, durante la quale è possibile spostarsi sullo “scacchiere” delle isole utilizzando la valuta Logpos (che si ricarica col passare del tempo): per ogni spostamento di una casella si spende un’unità, e una volta raggiunta la destinazione desiderata si comincia l’attacco, che può essere contro la CPU oppure online contro chi ha già conquistato l’isola in questione. Vincendo e conquistando avamposti si guadagnano punti, e al termine della stagione la fazione con più punti riceve premi in Berry, spendibili per acquistare personaggi, costumi e quant’altro. Una novità non da poco insomma, capace di garantire una discreta longevità a Burning Blood. VS Ricercato è l’ultima modalità presa in esame: si tratta di sfide da portare a termine in determinate condizioni che vengono aggiornate ogni settimana, sono suddivise in difficoltà e si viene premiati in base alla stessa, anche questa una piacevole alternativa capace di portare via diverse ore di gioco.

La modalità Bandiera Pirata compensa egregiamente la ridotta durata della campagna single player, incentrata unicamente sulla saga di Marineford.

Ovviamente è presente anche il comparto di battaglie online che, non essendo ancora uscito il gioco, non abbiamo potuto provare, ma da quel che sembra è relegato al semplice match classificato e match semplice, nulla di trascendentale o di nuovo sotto questo punto di vista, così come per Battaglia Libera, dove affrontare la CPU o un amico in locale impostando le regole a proprio piacimento.
Non mancano infine numerosi extra come filmati, replay e descrizioni del vasto mondo di One Piece, con tanto di enciclopedia per scoprire vita morte e miracoli di ogni singolo personaggio apparso nella serie.


Sotto il lato tecnico il lavoro svolto dai ragazzi di Spike Chunsoft è notevole: graficamente l’effetto è di pregevole fattura, durante i filmati, così come durante le mosse speciali, le inquadrature e i modelli dei personaggi sono perfetti, sembra di star guardando una puntata dell’anime! Anche gli ambienti distruttibili sono ben realizzati, e le voci originali giapponesi (sono presenti i sottotitoli italiani) danno sempre quel tocco in più a titoli del genere.
Burning Blood è un buon picchiaduro e, soprattutto, un ottimo titolo per gli amanti dell’opera ideata dal maestro Oda: l’acquisto è consigliato specialmente a questi ultimi, a patto di ingoiare il rospo per una modalità Storia non proprio brillante.

 

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