Open World vi porta alla scoperta dei mondi nel del mondo del videogioco; per questo appuntamento, focus su Red Dead Redeption II in comparazione col “mito del West”.
Open World è la rubrica che vi porta alla scoperta dei “mondi” all’interno del mondo videoludico che un determinato titolo, attraverso l’esperienza di gioco, ci porta ad esplorare. Oltre ad azione e un gameplay stuzzicante può esserci, infatti, molto di più; il nostro obiettivo è allargare i vostri orizzonti, portando sotto i vostri occhi storie, approfondimenti e strutture narrative.
Per questo nuovo appuntamento, il focus è tutto su Red Dead Redeption II, secondo capitolo dell’amata serie videoludica realizzata da Rockstar Games ed uscito nel 2018. Pronti, partenza…Open World!
La storia di RDII, sebbene il titolo segua cronologicamente i precedenti capitoli, si ambienta prima degli eventi di Red Dead Redeption, proprio alla fine del XIX° secolo; il protagonista che i giocatori impersonano è Arthur Morgan, un membro della banda Van der Linde ed uno degli ultimi esponenti dei fuorilegge del “vecchio e selvaggio West”.
Intorno a Morgan e alla banda si sviluppano le vicende principali, che immergono i videogiocatori nel mozzafiato paesaggio caratteristico del West americano fra rapine, omicidi e scelte di vita, sempre in bilico fra libertà individuale e integrazione sociale. Elementi che non sono di certo nuovi nel mondo videoludico ma che, vista l’ambientazione, attingono (anche a livello d’atmosfera) a un (forse) meno noto nucleo centrale della cultura e della letteratura americana.
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Mondo civile e vita “selvaggia”, leggi sociali e individualità sono tensioni contrastanti centrali (oltre che in tutta la letteratura americana) nei romanzi della prima metà dell’800 di James Fenimore Cooper, vero e proprio padre del romanzo storico nel “nuovo mondo” e fondatore del “mito del West”. Col ciclo dei Racconti di Calza-di-Cuoio ci introduce alla figura di Natty Bumpo, sorta di “eroe epico” (assimilabile al nostro protagonista) né totalmente buono né totalmente cattivo, che permette quindi di esplorare in letteratura le problematiche sull’identità dell’appena nata nuova repubblica americana.
A partire da qui, il West verrà fermamente visto come una terra pericolosa, ma di grande attrattiva, una sorta di “Eden” originario che affascina ma spaventa; proprio lo stesso mondo in cui ci avvolge il videogioco, anche se questo (a differenza dei romanzi di Cooper) risente degli eventi della Guerra di Secessione.
Il sanguinoso conflitto civile non soltanto porta un nuovo assetto politico, ma accentua il senso di nostalgia per il passato tipico del Sud americano; a prescindere dalla questione schiavista, la “causa persa” degli Stati del Sud è quella dell’indipendenza, dell’antico ordine rurale (spesso fin troppo “duro”, come pienamente mostrato nel videogioco) spazzato via dall’industrializzazione; un tempo in cui leggendari fuorilegge aspiravano a pieni polmoni la loro individualità, il loro “self”.
Non è un caso quindi trovarsi di fronte ad un personaggio come Dutch Van der Linde, il leader della banda così restio all’avanzare della società; un nuovo che, cambiati i tempi, finirà per perdere anche i valori positivi di quel mondo che ormai non c’è più. L’avanzata auspicabile (a livello culturale e sociale) della nuova America post-guerra civile è invece simbolizzata dal protagonista Arthur Morgan e dalle sue scelte, compresa quella di aiutare dei Nativi americani, nonostante rimanga piena di contraddizioni.
Sulla scia di importanti prodotti culturali (come opere letterarie), Red Dead Redeption offre una nuova evoluzione, a livello tecnico e formale, di un mito così influente; quello di un mondo ampio e variegato come l’animo umano, pieno di punti grigi e contraddizioni, con protagonisti essere umani che lottano, immersi fra varie tensioni contrapposte, per trovare la loro bussola morale.
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