Waka waka waka! Questa è stata la nostra esclamazione dopo aver avuto tra le mani la nuovissima creatura di Bandai Namco, che vede tornare il primissimo eroe del videogioco in splendida forma (ovviamente giallastra e tondeggiante). Un personaggio e un titolo che non hanno bisogno di presentazioni, e che, se possono attrarre un pubblico casual, sicuramente fanno breccia nel cuore dei giocatori che il videogioco l’hanno visto esplodere nelle sale arcade. Dimenticate però quella sensazione di felice nostalgia che, tornando indietro negli anni fino alla Golden Age del videogioco, il pallino giallo più famoso della storia del divertimento interattivo riusciva a simboleggiare da solo.
Le novità più rilevanti sono dovute all’introduzione di nemici speciali, e alle abilità camaleontiche (letteralmente) della storica pallina famelica.
Se Pac-Man e le Avventure Mostruose, un platform 3D dal forte sapore action, mira effettivamente a rinnovare l’aura del personaggio simbolo stesso della casa, trasmutandolo in un’estetica adatta ai nostri tempi, alla fine dei conti riesce a ottenere poco più che una mera sufficienza.
In Pac-Man e le Avventure Mostruose, ci siamo trovati con l’insaziabile mangia-palline a salvare PacWorld dal malvagio Betrayus. Affrontando la nostra missione, dobbiamo vedercela, ovviamente, con i celebri fantasmini, trasformati in nientemeno che mostri dell’Oltretomba.
Il “ringiovanimento” dell’ormai 34enne Pac-Man doveva essere unito, almeno secondo noi, a delle rinnovate meccaniche di gioco, che purtroppo invece in questo titolo sono a volte lente e macchinose.
Attraversando cinque mondi, contenenti al loro interno diversi livelli, il sistema di gioco ci ricorda molto da vicino l’universo stilistico di Mario: possiamo saltare, correre e ovviamente ingurgitare frutta e fantasmi, e in definitiva l’intero gameplay ha il sapore di qualcosa di già visto, decisamente troppe volte. Inoltre, ingoiati cinque nemici possiamo sbloccare una mossa speciale che, per una manciata di secondi, li trasformerà in fantasmi blu, pronti a essere divorati esattamente come nella versione classica di Toru Iwatani del 1980.
Le novità più rilevanti sono dovute all’introduzione di nemici speciali, e alle abilità camaleontiche (letteralmente) della storica pallina famelica. I nostri antagonisti, molti dei quali tratti dalla serie cartoon in CG alla quale è ispirato il titolo (mai vista in Italia), potranno essere uccisi solamente attraverso dei power-up che trasformano Pac-Man in una palla infuocata, ghiacciata, in un anticonvenzionale robot, oppure in un camaleonte. Ciascuna delle trasformazioni dona al tondo protagonista alcuni speciali poteri: la palla infuocata ci farà sputare sfere di fuoco, quella di ghiaccio stalattiti congelanti, il camaleonte invece ci darà una lunghissima lingua con cui catturare i nemici e aggrapparci a diversi oggetti. Una scelta intelligente, atta a rendere il gameplay notevolmente più vario. Questo meccanismo ci permette anche di sbloccare particolari aree di gioco altrimenti inaccessibili.
Ingoiati cinque nemici possiamo sbloccare una mossa speciale che, per una manciata di secondi, li trasformerà in fantasmi blu, pronti a essere divorati.
Abbiamo apprezzato la modalità multiplayer, che permette di scontrarsi con altri 3 giocatori contemporaneamente, in ben 8 labirinti differenti, riportandoci con un tocco di astuzia alle atmosfere del primo, leggendario Pac-Man. All’interno del multiplayer ci siamo ritrovati infatti con sorpresa a giocare in un labirinto dall’aria fortemente retrò: una palese citazione delle origini del brand.
Se il target di riferimento può essere individuato proprio nel pubblico dei bambini, più che in quello del casual gaming, ci troviamo a fare i conti con un passato che, anche a diversi decenni di distanza, fa sentire il suo peso.
La simpatica aggiunta non riesce comunque a ovviare ad alcuni errori relativi al gameplay, che rendono Pac-Man e le Avventure Mostruose un titolo estremamente elementare, adatto a essere giocato più dagli appassionati della serie TV, che potranno ritrovare i personaggi e le atmosfere del piccolo schermo, che dai cultori del gioco storico firmato Namco Bandai.
Con questa nuova iterazione digitale, la casa giapponese ha provato a rilanciare l’immagine del suo personaggio simbolo, facendo leva soprattutto sul successo della trasposizione cartoon del titolo. Se il target di riferimento può essere individuato proprio nel pubblico dei bambini, più che in quello del casual gaming, ci troviamo a fare i conti con un passato che, anche a diversi decenni di distanza, fa sentire il suo peso. Il “ringiovanimento” dell’ormai 34enne Pac-Man doveva essere unito, almeno secondo noi, a delle rinnovate meccaniche di gioco, che purtroppo invece in questo titolo sono a volte lente e macchinose, e finiscono per complicare la situazione invece di renderlo più intrigante.
A differenza di Mario, che ha saputo reinventarsi e cavalcare l’onda dell’innovazione nel corso degli anni, il mito di Pac-Man risulta sì tutt’oggi ancora vivido, ma esclusivamente grazie alla sua prima comparsa storica. E, che dire… in fondo, noi nostalgici vogliamo ricordarlo così…