In generale, nel nostro paese aprire una partita IVA sembra un po’ come partecipare a quei videogiochi con una learning curve ripidissima, avete presente Dark Souls? Adesso però arriva un piccolo power up: nel decreto legge Sostegni varato dal governo Draghi è presente un fondo perduto per riequilibrare la situazione devastata dal covid-19.
Se avete aperto una partita IVA durante il 2020, potete ora richiedere fino a 1.000 euro o fino a 2.000 euro se avete costituito una società. Per le partite IVA preesistenti, occorre invece fare qualche calcolo ma, commercialista la mano, possiamo farcela. Ecco come funziona il decreto legge Sostegni varato dal governo Draghi.
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Occorre innanzitutto dividere i possessori di partite IVA in due grandi gruppi: chi ha aperto una partita IVA nel 2020, quindi in piena pandemia, e chi era possessore di partita IVA già prima che scoppiasse la fine del mondo. Nel decreto legge Sostegni, infatti, sono contemplate anche le partite IVA e le imprese che sono nate durante la pandemia, con l’unico vincolo reale che è quello di essere state costituite entro marzo 2021. Nello specifico la data non deve essere oltre il 23 marzo, che è poi la data in cui è entrato in vigore il decreto legge. In totale sono stati stanziati dal governo 11 miliardi di euro per tutte le partite IVA.
Chi ha aperto la partita IVA nel 2020 e fino al 23 marzo 2021 puoi richiedere 1.000 euro se è persona fisica o 2.000 euro se ha costituito una società. Per tutti gli altri possessori di partite IVA occorre fare un calcolo in percentuale: occorre confrontare il fatturato medio mensile del 2019 e il fatturato medio mensile registrato proprio nel corso del 2020. Chi, durante il 2020, ha subito una perdita superiore al 30% rispetto al fatturato dell’anno precedente, può chiedere il sostegno.
In particolare, il calcolo riguarda tutti quelli che hanno aperto una partita IVA entro il 31 dicembre 2018. Chi l’ha aperta nel 2019, infatti, incasserà il minimo previsto. L’importo massimo che è possibile ricevere con il contributo è pari a 150mila euro. Esistono poi delle soglie in base alle quali si calcola la percentuale del contributo, che equivale sempre a una parte di ciò che si sarebbe potuto guadagnare e non si è guadagnato. Se nel 2019 si è ricavato meno di 100mila, il contributo è pari al 60% di quello che si è perso nel 2020. La percentuale scende al 50% se nel 2019 si è ricavato tra 100mila e 400mila, al 40% se si è ricavato tra 400mila e 1 milione, al 30% se si è ricavato tra 1 milione e 5 milioni di euro, fino a 20% se si è ricavato tra 5 milioni e 10 milioni di euro.
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La domanda deve essere inoltrata per via telematica entrando sul sito web dell’Agenzia delle Entrate, nella sezione fatture e corrispettivi, attraverso software di compilazione con successivo invio attraverso desktop telematico. Chiaramente la richiesta del fondo perduto deve essere poi accompagnata dalla documentazione necessaria a verificare che si abbiano i requisiti per chiedere il sostegno, da non dimenticare anche il codice IBAN del conto sul quale si vuole venga erogato il bonus. Le prime indiscrezioni parlano di una erogazione di questo fondo perduto piuttosto celere: si parla di circa 10 giorni. La domanda può essere fatta entro il 28 maggio.
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