Una mela al giorno e qualche ora con questo videogioco levano il medico di torno? I risultati di questo nuovo studio sorprendono i malevoli.
Ad ogni nuova tragedia sul palcoscenico dell’umanità che coinvolge ragazzi e armi da fuoco c’è chi mormora che sia colpa dei videogiochi violenti. E ogni volta tanti, noi compresi, ci troviamo ad alzare gli occhi al cielo sperando che qualcuno spieghi invece che non si può dare la colpa a un oggetto se le persone si comportano in maniera disumana.
Ora, a dare manforte a chi vede nei videogiochi qualcosa di positivo, c’è uno studio scientifico che ha scoperto come, con questo titolo in particolare, dopo qualche ora ci si senta estremamente più rilassati. Potere dei pixel.
Il motivo per cui si prende il pad in mano oppure si afferrano mouse e tastiera per giocare può essere quello di rilassarsi dopo una giornata passata a combattere con persone che non si vorrebbero vedere neanche nello specchietto retrovisore dell’automobile. Altre volte si vuole entrare in contatto con quella che si considera la propria vera tribù, fatta di altre persone che hanno un interesse in comune e con le quali si può parlare apertamente.
I videogiochi, e non dimentichiamolo dentro c’è la parola gioco, sono un passatempo, una valvola di sfogo, anche un modo per non isolarsi (se non si esagera e non se ne fa una droga). Adesso però c’è un nuovo studio che si è concentrato su un titolo specifico e ha scoperto che in pratica è come una camomilla per l’anima.
Lo studio realizzato da un team di scienziati dell’università di Oxford in collaborazione con FutureLab e Powerwash Simulator ha scoperto che anche dopo soli 15 minuti di idropulitrice i partecipanti hanno registrato un evidente miglioramento dell’umore.
Si tratta, e questo i ricercatori lo hanno sottolineato nel paper, di effetti a breve termine. Quello che ora si vuole fare è comprendere quelli che possono essere invece gli effetti positivi a lungo termine di questo videogioco in particolare e in generale di quello che giocare ai videogiochi può fare alla mente.
Particolarmente interessante è ciò che sottolinea Matti Vuorre, professore assistente della università di Tilburg e ricercatore associato per Oxford: “Le ricerche sul gameplay spesso si appoggiano a stimoli artificiali con giochi creati o modificati da ricercatori, di solito giocati in ambienti di laboratorio anziché in contesti naturali. Invece noi volevamo sapere come il gioco reale in contesti naturali può modificare il mood del giocatore sul breve periodo“.
Ovviamente, avendo scelto come titolo Powerwash Simulator, gli esperti sono consapevoli di aver un campione limitato sia di giocatori sia di effetti e che il lavoro dovrà poi ampliarsi anche ad altri titoli, per poter eventualmente formulare delle teorie che inseriscano i videogiochi tra le terapie per alcuni disturbi.
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