La percentuale di presenza di software privi di regolare licenza in terra nostrana ha recentemente evidenziato un calo rispetto agli anni passati.
I dati rilevati dalla Global Software Survey, diffusi da BSA – The Software Alliance, mostrano un passaggio dal 47 al 45% per quanto riguarda l’installazione di programmi illegali sui computer del nostro Paese. Tale risultato sembra essere stato raggiunto grazie anche alla sempre più frequente presenza di sottoscrizioni e servizi SAM (software asset management).
Interessante è come i dati raccolti abbiano potuto evidenziare una stretta connessione tra l’utilizzo di software non dotati di regolare licenza e l’esposizione a cyber intrusioni. Victoria Espinel, presidente e CEO di BSA ha evidenziato però che questo problema è presente anche all’interno di reti aziendali e di come le società dovrebbero invece cercare di non esporsi a questi rischi, solitamente legati all’installazione di programmati piratati da parte dipendenti non consci dei possibili effetti delle loro azioni.
La ricerca, che riunisce consumatori finali, utenti aziendali e IT manager, ribadisce che l’impiego di software privo di regolare licenza è ancora elevato nel mondo (39% il dato globale) e che imprese e singoli individui giocano col fuoco quando accettano questo rischio.
È stima dei CIO che circa il 15% dei dipendenti carichino software pirata sulle reti aziendali al di fuori del loro controllo, ma tale stima è sicuramente ottimistica: infatti il 26% dei medesimi impiegati – quasi il doppio di quella cifra – ammettono di praticare comportamenti illegali col PC aziendale.
La presenza di software illegali in italia resta comunque tra le più alte per quanto riguarda l’Europa, dove la percentuale media si attesta al 28%.