Avete presente Plants vs. Zombies? Il tower defense a base di piante da giardino e strampalati non morti? Garden Warfare prende spunto proprio da lì, anche se all’atto pratico stravolge le carte in tavola, cambiando totalmente il sistema di gioco e lo stile grafico. Dimenticatevi le colorate scacchiere in 2D, adesso avrete a che fare con una visuale in terza persona che molto strizza l’occhio a titoli dello stesso genere ben più rinomati. Eh sì, come potrete vedere dalle immagini, stavolta ci sono i modelli tridimensionali al posto degli sprite in stile cartoon.
L’idea che ci si fa dopo qualche ora di gioco è che PopCap Games abbia voluto giocare al risparmio.
Per farla breve, PopCap Games ha preso il celebre brand, ne ha mescolato gli elementi caratteristici con quelli di un genere differente e ha ottenuto uno sparatutto in terza persona in cui a lanciarsi proiettili e bombe del caso non saranno seriosi soldati in uniforme, ma vegetali arrabbiatissimi e zombie fuori di testa. L’esperimento funziona? Non del tutto.
Una cosa va detta, il titolo riesce a divertire, soprattutto grazie all’impronta comica che lo contraddistingue, e indubbiamente ha il pregio di poter attirare anche chi gli sparatutto generalmente li guarda solo col binocolo, ma ci sono anche alcune cosette che fanno storcere un po’ il naso.
Se da un lato la quantità di opzioni lascia un po’ a desiderare, c’è un buon cast di personaggi a risollevare (parzialmente) le sorti di questo titolo.
L’idea che ci si fa dopo qualche ora di gioco è che PopCap Games abbia voluto giocare al risparmio. Nonostante sia vero che gli sparatutto vivano più di multiplayer che di esperienza in singolo, qui il concetto viene portato ai limiti estremi. Le modalità di gioco sono ben poche, e fra queste non c’è traccia di una qualsivoglia campagna o modalità storia. Ribadisco, è un difetto per certi versi relativo, ma non trovo mai una mossa saggia privare del tutto i giocatori della possibilità di scegliere… fortunatamente per quanto concerne il multiplayer le cose funzionano a dovere.
Il titolo riesce a divertire, soprattutto grazie all’impronta comica che lo contraddistingue.
Fra le modalità presenti ci sono la cosiddetta Garden Ops, molto simile al concept del gioco originale, in cui il giocatore dovrà difendere la propria postazione da ondate successive di zombie. Oltre a questa, troviamo Gardens and Graveyards, in cui si è chiamati a difendere vari punti di interesse nella mappa, e Team Vanquish, che consiste nella più nota modalità Deathmatch, in cui chi porta a casa il maggior numero di kill vince la partita.
Purtroppo la situazione peggiora se si considera anche il numero non proprio altissimo di mappe disponibili, che contribuisce a dare un brusco colpo all’interesse a lungo termine.
Fortunatamente, se da un lato la quantità di opzioni lascia un po’ a desiderare, c’è un buon cast di personaggi a risollevare (parzialmente) le sorti di questo titolo. Se non altro, PopCap Games è riuscita nell’intento di conservare il carisma dei personaggi originali nel passaggio alle tre dimensioni, creando un’atmosfera colorata in grado di invogliare a provare il titolo anche quella fetta di giocatori occasionali. Oltre a essere ben caratterizzati graficamente, i vari membri delle squadre hanno ruoli piuttosto definiti, il che contribuisce a creare un’azione di gioco variegata.
Inoltre, è possibile sbloccare dei pacchetti di figurine virtuali contenenti potenziamenti e customizzazioni grafiche per le nostre unità grazie a delle monete ottenute “in game”. Purtroppo, non c’è modo di scegliere quali power-up ottenere. Come accade nella realtà, i contenuti dei pacchetti sono del tutto casuali, quindi tutti quei giocatori che amano pianificare le proprie strategie riceveranno una brutta sorpresa. Di contro, questo può essere uno dei pochi modi per mantenere vivo l’interesse un po’ più a lungo, soprattutto se siete dei collezionisti e volete sbloccare tutto lo sbloccabile che un gioco può offrire. Purtroppo, potenziamenti o meno, ogni tanto si manifesta la spiacevole sensazione che il lavoro di bilanciamento fra le due fazioni poteva essere gestito in modo migliore.
La situazione peggiora se si considera anche il numero non proprio altissimo di mappe disponibili, che contribuisce a dare un brusco colpo all’interesse a lungo termine.
Insomma, Plants vs. Zombies Garden Warfare riesce a raggiungere lo scopo di rendersi appetibile, e perché no, piacevole a quella fascia di giocatori estranei al genere degli sparatutto o comunque non a quelli hardcore, peccato che i suoi meriti non siano molti di più. Oltre all’aspetto esteriore, non aggiunge niente di particolarmente rivoluzionario al genere, e per di più i contenuti che offre sono il minimo sindacale che uno sparatutto deve offrire. Alcune scelte di gameplay lo rendono più adatto a spensierate partite tra amici e familiari che a complesse sessioni di gioco competitivo. I giocatori più smaliziati, infatti, per quanto possano riuscire lo stesso a divertirsi, potrebbero continuare a preferire i colleghi più celebri per delle esperienze più impegnative.
Peccato, con qualche accorgimento in più Plants vs. Zombies: Garden Warfare poteva diventare un’attraente alternativa ai titoli dello stesso genere a base di soldati e terreni fangosi.