Con i social media che sono entrati nella vita di tutti i giorni anche la legge si è adeguata e in alcuni casi arriva a dare ragione a chi spia e non a chi è stato spiato.
Il mondo del lavoro è stato ovviamente modificato dall’avvento dei social media. Basta pensare a tutte quelle professioni che sono nei fatti legate proprio a questi nuovi strumenti di comunicazione. Ma le influenze possono anche non essere positive.
Molti dipendenti possono infatti trovare nei social divertimento ma dimenticarsi di dove si trovano. Una piccola pausa è concessa a tutti ma non si deve esagerare. Anche perché, in alcuni casi si rischia di trovarsi faccia a faccia con il proprio datore di lavoro. E il datore di lavoro potrebbe essere giustificato al licenziamento.
Spiare le persone attraverso i social è un comportamento che in generale è non consentito. Questo perché ovviamente non è giusto entrare nelle vite degli altri. Eppure ci sono invece altre situazioni in cui chi spia il prossimo attraverso i social, sfruttando magari un profilo falso, non commette un illecito.
La dimostrazione viene da una sentenza della Corte di Cassazione che ha ribadito la giustificazione di un licenziamento proprio in base alle informazioni che il datore di lavoro aveva raccolto sfruttando la creazione di un profilo falso per chiacchierare con il suo dipendente poco rispettoso delle regole. La situazione si è creata perché, ed è questo il dettaglio da non trascurare, c’erano già i presupposti per pensare che il dipendente in questione non fosse un dipendente coscienzioso.
Come quindi nel caso in cui un datore di lavoro che sospetti un proprio dipendente non segua le norme e i regolamenti chiama un investigatore privato, è stato ritenuto lecito che sia stato creato un profilo falso, di una persona di sesso femminile in realtà inesistente, per scoprire fin dove si spingessero i comportamenti illeciti del dipendente.
Quando sono state raccolte prove a sufficienza questo dipendente è stato licenziato. Ha quindi tentato la strada legale ma, ed è questo quello che interessa, le sue argomentazioni non sono state accolte e quindi è stato invece ribadito il principio che è nei fatti possibile, in talune circostanze, tenere comportamenti che potrebbero essere ritenuti scorretti ma che invece, proprio date le premesse, sono giustificati.
Questo però non significa che un datore di lavoro può creare un profilo falso e cominciare a spiare tutti i suoi dipendenti sperando di poterli cogliere in castagna. Come abbiamo già visto, e come già ribadito, perché il licenziamento sia ritenuto giustificato e la raccolta delle informazioni con mezzi indiretti ritenuta valida ci deve essere qualcosa che già fa ampiamente sospettare comportamenti non corretti, per esempio in termini di normative sulla sicurezza oppure semplicemente riguardo il rispetto degli orari di lavoro e delle pause. In altre condizioni non è possibile.
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