Con le esperienze che tutti prima o poi abbiamo dovuto fare attraverso PowerPoint si potrebbe tirare su un franchise horror degno di Resident Evil e Silent Hill ma c’è invece qualcuno che ha deciso di utilizzare il creatore di presentazione di Microsoft come motore di sviluppo e il risultato è Roche Limit.
Un progetto che è un inno alla creatività e che un po’ ci fa venire in mente quella battuta all’interno di Ritorno al Futuro “dove andiamo noi non c’è bisogno di strade“. Perché il lavoro svolto dal developer che potremmo definire improvvisato Jack Strait dimostra che certe volte non c’è bisogno di nessun tool particolare né di un corso di studio apposito se c’è un substrato di creatività e spregiudicatezza sufficiente.
Non possiamo negare che Roche Limit, esperienza in pixel art a tratti horror spesso surreale, sia qualcosa di straordinario e ci ha stregato. In alcune dichiarazioni, il developer ha però fornito forse alcune chiavi di lettura anche proprio della esperienza di creare videogiochi con tool e strumenti che all’apparenza non sono pensati per l’interattività.
Roche Limit, un misto di PowerPoint e gif animate
Trattiamo spesso il tema della tecnologia applicata alla realizzazione dei videogiochi. Dal nostro punto di vista abbiamo sempre cercato di guardare oltre la resa tecnica per andare a vedere se sotto le rifiniture e gli effetti di luce ci fosse un meno una storia degna di essere raccontata e giocata. A volte la tecnica riesce in effetti a rendere le atmosfere più realistiche ed immersive ma niente batte una storia ben raccontata.
È lo stesso motivo per cui tanti vecchi film continuano ad essere i preferiti dai cinefili nonostante blockbuster tecnologicamente straordinari. La storia all’interno di Roche Limit c’è e si regge tutta proprio sull’atmosfera che le varie slide di PowerPoint, con illustrazioni realizzate a mano, creano portandoci dentro una riflessione sulla stessa esistenza.
In totale il developer ha realizzato oltre 1500 slide per quella che tecnicamente è una avventura a bivi che ricorda molto da vicino i libro game del passato. Tutto inizia con un uomo che ha una richiesta da fare: recuperare alcuni oggetti che si trovano all’interno di una casa in cui lui però non ha intenzione di mettere più piede. Da qui parte questa esperienza horror surreale assolutamente da provare.
Durante una intervista ai colleghi di Game Developer, Jack Strait ha raccontato di come Roche Limit sia un gioco difficile anche per lui da categorizzare e che in realtà horror è più una etichetta di comodo che però sembra presagire qualcosa di più visivo rispetto invece al tipo di sensazione straniante che la sua opera vuole proporre. E parlando della genesi del gioco scopriamo infine che c’è lo zampino della città eterna. Strait racconta infatti che si trovava a Roma a studiare architettura e che i primi schizzi della casa su cui poggia tutto il gioco sono nati mentre si trovava a Villa Borghese.