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Project X Zone 2 – La recensione

Catene, ragazze in abiti succinti, mostri tentacolati e allusioni a sfondo sessuale. No, non sto parlando dell’ultimo hentai ma di Project X Zone 2, frutto della collaborazione tra Monolith e Namco Bandai. Ma lasciate che vi racconti tutto dall’inizio. Qualche giorno fa mi fu chiesto di scrivere la recensione di questo titolo; inutile dirvelo, accettai immediatamente. Un cross-over, prodotto dagli stessi creatori di Xenoblade Chronicles, che permetteva di utilizzare personaggi del calibro di Dante, Morrigan e Yuri Lowell? Quanto male poteva mai andare?

Rispolverai quindi il mio Nintendo 3DS e, dopo aver litigato con i settaggi perché quella mattina aveva deciso di non rilevare più il mio router, riuscii finalmente ad avviare il download. La giornata era partita male, ma con un gioco del genere tra le mani forse non era ancora tutto perduto. Si, forse… ma quanto mi sbagliavo.

Project X Zone 2 presenta un sistema di combattimento a turni che rimanda per molti aspetti ai classici RPG strategici di scuola nipponica.

Colmo di buone speranze e con affianco abbastanza ”provviste” da sopravvivere per una settimana, al termine del download mi misi immediatamente a giocare. Un testo a scorrimento decise prontamente di introdurmi all’ambientazione; nei pressi di Tokyo, ancora parzialmente scossa dalla lotta che due fazioni rivali (gli Ouma e gli Shinra) avevano combattuto tempo addietro per il controllo di alcuni strani portali spazio-temporali, stavano comparendo delle enormi catene d’oro di origine ignota. Niente di troppo elaborato, questo sicuramente, ma era pur sempre una trama migliore di quella di Twilight, o almeno così sembrava.

Al termine del video e dopo un ulteriore dialogo tra Reiji e Xiaomu (i primi due eroi che è possibile utilizzare all’interno del gioco) volto a farmi comprendere per quale delle due fazioni avrei parteggiato, ebbi la possibilità di apprendere alcune delle meccaniche di gioco, tramite una serie di ”missioni tutorial” che svolgevano anche la funzione di prologo. Basicamente si trattava di Operazioni istanziate su mappe di dimensioni medio-piccole a griglia quadrata, unite a un sistema di combattimento a turni che rimandava per molti aspetti a titoli nipponici precedenti (Cross Edge, giusto per citarne uno) nelle quali avrei dovuto raggiungere determinati obbiettivi prima di essere brutalmente annichilito dalle forze avversarie.

Anche volendo però tralasciare la parte tattica, fin troppo semplificata, il gioco si rivela essere a tutti gli effetti narcotico.

Anche volendo però tralasciare la parte tattica, fin troppo semplificata se non per alcune meccaniche basilari ed ancora, già viste (come la possibilità di infliggere maggiori danni attaccando i nemici alle spalle o di farsi supportare da un alleato vicino), il gioco si rivelò essere a tutti gli effetti narcotico. La storia infatti non è altro che un susseguirsi di incontri con nuovi personaggi giocabili, alternati da battaglie con noti arcinemici, nella maggior parte dei casi collegati all’ultimo eroe ottenuto, semplicemente accompagnati da qualche dialogo che cerca di risvegliare l’attenzione con battutine, molte delle quali a sfondo sessuale, e citazioni a vecchie glorie della cultura videoludica nipponica, con scarsi risultati.


La parte gestionale della squadra poi, nei limiti del possibile, è ancora peggio. Le alternative che si hanno a disposizione sono infatti limitatissime; dalla scelta del personaggio singolo da affiancare alle coppie di eroi che ci verranno offerte nel corso dell’avventura (avete capito bene, hanno limitato addirittura la creazione delle squadre), ai due oggetti da equipaggiare ad ogni team, alle skill passiva che ogni unità può portare in missione.

I testi del gioco sono stati adeguatamente localizzati in lingua italica

C’è anche qualche aspetto positivo comunque, parlo della spettacolarità di alcuni attacchi speciali che i nostri soldati possono utilizzare. Una ben misera consolazione, è vero, ma è pur sempre qualcosa. Anche il comparto sonoro risulta moderatamente valido, oltre a mantenere intatto il doppiaggio originale giapponese. Tutti i testi, inoltre, sono stati adeguatamente localizzati in lingua italica, quantomeno. Comunque torniamo al mio racconto…

La trama è un semplice susseguirsi di incontri con nuovi personaggi giocabili, alternati da battaglie con i loro noti arcinemici.

Tirando le somme, secondo me Project X Zone 2 è un tipico esempio di sfruttamento di brand a fini commerciali sviluppato per lucrare sulla passione dei fan. Con un sistema di gioco basilare ai limiti dell’inverosimile e una trama troppo semplificata, questo titolo delude ampiamente le aspettative di tutti quei fan che speravano di vedere i propri eroi preferiti rappresentati al meglio, e non solo malamente bistrattati.

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