Qualcuno ai piani alti ha deciso di provare a prendere provvedimenti contro le loot box, uno dei mali dei giochi free to play, e dei giochi in generale.
Più volte ci è capitato di parlare dei sistemi di monetizzazione di tanti videogiochi che cercano di fare cassa con quello che, andando a guardare oltre i pixel luccicanti, è in realtà molto simile ai giochi d’azzardo che si trovano in qualunque casinò.
E non ci sarebbe niente di male se non fosse che invece, a differenza di quello che succede nei casinò, i videogiochi con le loot box finiscono in mano anche a chi non ha raggiunto la maggiore età. E infatti è a partire da questa idea che c’è una proposta di legge che vuole provare a ridurre l’esposizione dei più piccoli ai sistemi con le loot box.
Governo contro le loot box, qual è la proposta
Il nostro governo è al momento un po’ troppo impegnato a evitare che andiamo tutti all’aria e quindi vi diciamo subito che non è una proposta del governo italiano ma di quello australiano. La proposta è quella del deputato Andrew Willkie e la richiesta è quella di costringere l’Australian Classification Board, che è quello che dà i rating ai prodotti in ingresso, a considerare come prodotti da destinare a un pubblico di soli adulti tutti quei videogiochi in cui sono presenti le loot box.
Questo, nell’idea del deputato, dovrebbe servire a evitare che i bambini finiscano con il giocare con questi titoli di cui, e questo è un dato di fatto, non comprendono la realtà delle meccaniche in atto. All’interno della proposta c’è l’opzione che Andrew Willkie dà al Classification Board australiano in alternativa al rating +18: il rifiuto di classificare il prodotto, che significherebbe che il prodotto non può essere fatto entrare nel Paese. Oltre a questo rating, nella proposta viene espressamente richiesto che nei videogiochi in questione sia inserito un messaggio rivolto ai genitori e ai tutori. La storia del parlamento australiano che cerca di arginare il problema delle loot box risale a qualche anno fa.
Nel 2018, per esempio, una ricerca di 5 mesi condotta dallo Environment and Communication Reference Commettee arrivò alla conclusione che le loot box erano sotto il profilo psicologico ascrivibili al gioco d’azzardo anche se non ne avevano l’etichetta legale mentre, nel 2020, trovare un modo per regolamentare questo sistema che si trova in ormai tantissimi giochi era stato inscritto tra i 6 principi da perseguire per proteggere i più piccoli. E l’anno scorso era iniziato il percorso della proposta che ora arriva in Parlamento.