Secondo un articolo di Leggo, un ragazzo di 16 anni si sarebbe tolto la vita per via “del senso di inadeguatezza e depressione” indotto da Call of Duty. Nel pezzo non viene specificato a quale titolo della serie stesse giocando William Menzies – questo il suo nome – e non vengono motivate nemmeno le accuse lanciate contro il gioco di Activision.
“Call of Duty è un gioco violento che creava dipendenza e isitigava alla violenza” scrive Leggo.it, ma come è possibile che un videogioco spinga a un simile gesto un adolescente? Soprattutto perché, recita il quotidiano, “William sembrava un ragazzo come tanti”. Non è la prima volta che in Inghilterra succede qualcosa del genere, già nel 2012 Callum Verde si era suicidato, così come altri ragazzi.
Tuttavia, la colpa non può essere attribuita solamente a un videogioco, visto che l’adolescenza è una fascia d’età in cui i ragazzi provano sentimenti molto forti e contraddittori, che sfociano in manifestazioni a volte difficili da comprendere. È possibile che William si sia tolto la vita per una sconfitta in multiplayer, o comunque per un motivo che abbia a che fare con il titolo, ma sotto ci saranno con tutta probabilità anche altre motivazioni cui i medici non sono ancora arrivati.
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