Recensione con voto di A Plague Tale Requiem, sequel dell’apprezzato Innocence, sviluppato da Asobo e pubblicato da Focus.
A Plague Tale: Requiem ha un peso molto importante sulle spalle. Si parla infatti di un titolo che è chiamato a dare un seguito a Innocence, il capitolo precedente, che ha certamente stregato un importante numero di appassionati grazie ad una storia indimenticabile. L’avventura di Amicia e Hugo ha toccato da vicino tantissime persone, che spesso hanno potuto in qualche modo specchiarsi nella sorella costretta a crescere troppo in fretta e nel fratello fragile da difendere contro un mondo cattivo e maledetto.
Come in ogni grande storia che si rispetti, al di là del genere, dell’età e delle caratteristiche psicofisiche dei personaggi. E con questo nuovo capitolo in tanti si aspettavano dal team Asobo, un piccolo studio europeo, e da Focus Entertainment, titanico publisher francese, qualcosa di più. Vediamo se ci sono riusciti.
A Plague Tale Requiem riprende direttamente dopo i fatti avvenuti nel primo videogioco. Amicia, Hugo, Lucas e Beatrice sono in fuga e si dirigono verso la Francia Meridionale, alla ricerca di un posto sicuro e di una cura per la Prima Macula che affligge il piccolo. Praticamente dopo pochissimi secondi, il gioco ci fa capire immediatamente come cercherà di distaccarsi dal capitolo precedente. Vediamo infatti inquadrature estremamente più larghe, su campi fioriti di lavanda. Il salto tecnico rispetto al gioco precedente è netto, con una qualità delle texture, dei personaggi e dell’ambiente nettamente migliorate.
Il doppiaggio è ancora una volta eccellente, con la voce di Amicia che è estremamente convincente e in grado di trasmettere tutta la tensione della situazione. Soprattutto mentre si striscia tra i nemici, in un sottopassaggio sudicio, e ripete a se stessa, e quindi al giocatore, che deve fare in fretta, che deve stare attenta, pregando che non la vedano. Ottimo anche l’uso delle musiche, che trasmettono la tensione dei protagonisti non solo mentre si nascono dai nemici, ma anche mentre scoprono un segreto che fa andare avanti la storia, avvolgendo il giocatore.
Le animazioni generali sono migliorate rispetto al passato e i volti sono molto più definiti a credibili. Anche se questa qualità è maledettamente altalenante. Appena ci si allontana dai personaggi principali della storia e ci si sofferma su un NPC che magari ha solo un paio di frasi, come una fioraia, ecco che il divario è netto. Quindi letteralmente un’esperienza a due facce, una curata nei minimi dettagli, l’altra appena abbozzata. E le incertezze tecniche continuano praticamente per tutta l’opera. Mentre si gioca, ad esempio, girando maliziosamente la telecamera e inquadrando i volti di Amicia, non è raro non vederla muovere affatto le labbra e non tradire alcuna emozione in volto. E così anche per i nostri compagni di viaggio, pensati per essere nascosti dall’occhio investigatore, un po’ più avanti o un po’ più dietro di noi.
Abbiamo anche notato qualche calo di frame-rate sporadico, che siamo certi andrà via con qualche patch futura. A tal proposito non è certamente una grande notizia sapere che il titolo gira a 30 FPS su PS5 e Xbox Series X, e richiede sacrifici enormi su PC per toccare i 60 FPS. Non proprio l’ideale nel 2022, e appena le cose si fanno più movimentate è difficile non accorgersi di questa criticità.
Il problema è un’IA non solo estremamente vecchia che risolve il problema dell’avervi quasi scoperti con un “Devo essermelo immaginato“, ma anche che si limita a pattugliare ottusamente il terreno. E se non si procede a schivarla in modo burocratico, facendo esattamente quello che gli sviluppatori avevano pensato, difficilmente si può riuscire a superare la zona. Da questo punto di vista, purtroppo, non ci sono stati passi in avanti, ed è un gran peccato. Tutto questo ci porta a dire che l’aggiunta di alcuni scontri con dei nemici sparpagliati lungo la mappa e “obbligatori” non è proprio riuscito. La prima volta la scelta funziona, dopo stanca. Controllare gli sciami di ratti è fantastico, soprattutto con il Dualsense.
A Plague Tale Requiem è il successore del capitolo precedente in tutto e per tutto. Ne migliora senza dubbio alcuni aspetti, volendo raccontare una storia più matura, che mette al centro non solo la malattia ma soprattutto se e quanto sia etico cercare una cura, se le nostre azioni violente possano risolversi in un lieto fine. E per farlo, Asobo spinge su un capitolo che è molto più sanguinolento e fisico del precedente. Tuttavia i limiti tecnici dei nemici, dell’IA e dei puzzle ambientali mortificano un po’ questo slancio creativo. Pur non riuscendo ad inscenare una problematica spirale di violenza raggiungendo i livelli di The Last of Us Parte 2, comunque siamo davanti ad un titolo che vi appassionerà per la sua storia, i suoi personaggi, i suoi ambienti e i suoi piccoli momenti di pausa. Se avete amate il primo, questo vi farà perdere la testa. Se avete trovato Innocence un po’ ripetitivo, qui sono stati fatti dei piccoli passi in avanti.
PRO
CONTRO
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