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Approfondimenti

RECENSIONE – Beacon Pines: raccontami una (altra) storia

Abbiamo seguito lo sviluppo di Beacon Pines dal momento in cui, ormai molti mesi fa, abbiamo deciso di provare la demo che fu resa disponibile durante uno Steam Fest. Ora che abbiamo potuto provare il gioco completo non vediamo l’ora di raccontarvi che cosa abbiamo trovato.

Il lavoro portato avanti dal team di sviluppo Hiding Spot è quanto mai interessante e artisticamente molto valido. Un videogioco in cui una serie di personaggi che sembrano usciti dal Bosco dei Cento Acri si ritrovano in realtà coinvolti in una storia che ricorda molto da vicino quelle atmosfere sinistre che si ritrovano in alcuni famosi thriller. Volendo fare dei paragoni cinematografici quello che ci viene in mente sono I Goonies, Stand By Me e Twin Peaks.

RECENSIONE – Beacon Pines: raccontami una (altra) storia (foto: Hiding Spot)

Le tematiche che vengono affrontate in questa storia, in cui si tocca con mano cosa significa effettivamente quando un videogioco vi dice che le scelte che farete hanno delle conseguenze, sono estremamente adulte e importanti. C’è l’idea di famiglia, c’è l’idea di come il profitto a tutti i costi generi mostri, c’è l’importanza di rapporti umani autentici.

Beacon Pines, un mondo che prende vita

Non vogliamo raccontarvi quello che succede nel momento in cui Luka segue, come tante altre volte, l’amico Rolo nel bosco fino al vecchio magazzino abbandonato e cercheremo quindi di darvi le nostre impressioni sul gioco sviluppato da Hiding Spot senza spoilerarvi nulla. Ma vogliamo cominciare da quello che è forse l’unico possibile difetto di un prodotto che che funziona come un orologio svizzero, con una scrittura cinematografica che cammina con un ritmo piacevole e vario: Beacon Pines è un videogioco per chi ama leggere.

RECENSIONE – Beacon Pines: raccontami una (altra) storia (foto: Hiding Spot)

A partire dalla premessa di trovarci a sfogliare un grande e misterioso libro in cui mancano delle parti, fino ai dialoghi in cui i personaggi emettono una serie di squittii mentre nelle nuvolette da fumetto appare ciò che stanno effettivamente dicendo. E forse, più che il fatto che si tratti di un gioco che fa molto affidamento sul testo e sull’interpretazione e la comprensione del testo, la cosa che ci dispiace è che non ci sia una versione in italiano.

La barriera linguistica potrebbe dissuadere una parte dei giocatori, anche perché una delle dinamiche principali di questa avventura a bivi sta proprio nello scegliere con quale parola completare alcuni punti specifici della narrazione, scegliendo tra i badge nascosti nei vari ambienti.

Abbiamo già detto di come ci sia piaciuto moltissimo il modo in cui la storia è stata scritta, una storia che, anche nel momento in cui in maniera assolutamente involontaria abbiamo imboccato quello che si è rivelato essere poi un vicolo cieco, ci è sembrata plausibile fino all’ultimo. E a volte questo vicolo cieco si è rivelato essere talmente lungo da costringerci a tornare non un passo indietro ma almeno due passi indietro, come in una sorta di Il Giorno della Marmotta ma in cui gli unici a sapere il retroscena siamo noi.

La dinamica delle parole che cambiano il senso della storia e le azioni è una rappresentazione di ciò che in realtà succede nella vita di tutti i giorni: scegliere di dire una cosa piuttosto che un’altra ci porta su una strada piuttosto che su un’altra. L’unica differenza tra Beacon Pines e la vita reale è che nella vita reale tornare indietro è molto più complicato.

Se anche voi volete una storia della (buona) notte Beacon Pines esce oggi su tutte le piattaforme. Noi lo abbiamo sperimentato prima su Pc e poi su Xbox ed è risultato fluido e piacevole in entrambi i casi.

VOTO 9

PRO

  • Una storia solida
  • Il character design è adorabile e creepy
  • La dinamica dei bivi ben strutturata e credibile

CONTRO

  • Manca l’italiano
  • Molto testo potrebbe essere una barriera per alcuni giocatori
  • Manca una funzione per saltare parti già viste

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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