Citizen Sleeper è una piccola perla indie che bisogna recuperare assolutamente, soprattutto se avete problemi con il cyberpunk.
Se si pensa al cyberpunk, da videogiocatori, si finisce immediatamente col pensare ad un titolo sviluppato in Polonia, caratterizzato dalla presenza preponderante del giallo fluorescente e di bug imperdonabili. Con il lancio di Cyberpunk 2077, che doveva essere una lettera d’amore all’omonimo gioco da tavolo e ad un intero filone narrativo, ha avuto l’effetto opposto, danneggiando tutto e tutti. Soprattutto il cyberpunk, che per molti sembra ormai aver raggiunto un punto di non ritorno, in cui semplicemente si limita al citazionismo e alla violenza eccessiva.
Abbiamo provato e recensito un gioco del genere, The Ascent, un titolo molto interessante e dannatamente divertente, in cui sparare e fare a pezzi gli avversari con armi sempre più complesse e fantascientifiche è uno spasso. Un titolo che pur intriso di Cyberpunk, lo utilizza come mera cornice ad un massacro isometrico. Nulla di problematico o che dovrebbe in qualche modo intaccare la percezione del titolo di Neon Giant, che abbiamo promosso alla grande. Però il dubbio stava davvero iniziando a crescere dentro di me: è finito il cyberpunk? Poi ho giocato Citizen Sleeper, e sono tornato ad avere grandi speranze.
Ho incrociato Citizen Sleeper per caso, durante una delle tante esplorazioni nei caotici meandri del negozio di Steam, dove prodotti indimenticabili, esperimenti di ragazzini e truffe si alternano senza soluzione di continuità. Avendo un debole per la fantascienza, vantando una collezione relativamente completa di testi cyberpunk (Philip K. Dick è il mio autore preferito) e leggendo le recensioni estremamente positive della community, ho deciso di provare il titolo. Dopo poche ore dalla mia richiesta mi arriva il gioco, lo avvio con un po’ di scetticismo. Che velocemente scompare.
Il videogioco sviluppato da Jump Over The Age e pubblicato da Fellow Traveller ci mette nei panni di uno Sleeper, una coscienza umana trasferita all’intero di un lavoratore robotico. La coscienza è quello che rimane dall’orribile e traumatico passaggio, l’hardware è di proprietà della corporazione che ti ha costruito. Appartieni a loro e il tuo unico obiettivo è ripagare il tuo debito lavorando, finché l’obsolescenza non ha la meglio e viene deciso che è economicamente più conveniente procedere con la rottamazione e il riciclo.
Dal punto di vista del gameplay, ci troviamo davanti ad una formula ibrida, che pesca a piene mani dai giochi da tavolo. Ogni giorno infatti, in base alla nostra condizione, a quanto l’obsolescenza sia progredita e al fatto che tu sia riuscito o meno a pagarti del cibo, ci risvegliamo in un nuovo ciclo con dei dadi che vanno da 1 a 6. In base al lavoro che faremo, utilizzando i dadi, potremo avere un esito negativo, neutrale o positivo. Più alto è il dado e più è probabile che riusciremo a cavarcela senza romperci qualcosa, e magari raccogliendo qualche chip preziosissimo, la moneta di scambio accettata in tutto l’Eye. Una formula interessante per inserire del caos nei nostri cicli, senza però frustrarci in alcun modo.
L’obiettivo è avanzare, farsi un nome, guadagnare denaro e non farsi notare dalla corporazione mentre agiamo con un fine diverso dal mero lavoro fisico. Interessante l’idea che tante azioni e reazioni avvengano con un timer, che si riempie di ciclo in ciclo, e a cui dobbiamo prepararci se non vogliamo vivere situazioni spiacievoli. Come ad esempio pagare il conto di un agente corrotto, e poi preparsi all’arrivo di uno sterminatore venuto per eliminarci di persona.
Malgrado non sia una produzione tripla-A e non vanti uno studio di 200 persone dietro al progetto, Citizen Sleeper mi ha fatto sentire immerso nella storia che narra dal primo secondo. La grafica è assolutamente piacevole e malgrado riesca a girare praticamente su qualsiasi piattaforma, avendo dei requisiti minimi accessibilissimi, restituisce un feeling generale di grande qualità. L’Eye è semplice ma curato, i colori scuri e chiari si alternano senza mai risultare stucchevoli, il design dei personaggi, curato dal disegnatore Guillaume Singelin, è molto interessante, l’interfaccia di gioco è intuitiva e il colpo d’occhio generale è fantastico.
Assolutamente incredibile poi la colonna sonora del gioco. Ogni istante il sottofondo di accompagnamento è quello giusto, e innalza ulteriormente la qualità di un prodotto indimenticabile. Le musiche di Amos Roddy sono davvero fatnastiche, e riscono a mettere ansia mentre aspettiamo il risultato di un tiro di dadi o trasportarci in un’altra dimensione mentre esploriamo la rete nascosta dell’Eye.
Oltre all’assenza dell’italiano e ad il fatto che ci troviamo davanti ad un’opera che è molto minimalista, nel bene e nel male, il gioco non ha grandissimi difetti. E’ da sottolineare però il fatto che, ad un certo punto dell’avventura, sia possibile trovare un siero che permettere alla nostra obsolescenza di fermarsi, e poter così essere sempre estremamente in forma e avere dadi molto alti all’inizio di ogni cicolo. Sebbene il costo non sia particolarmente basso, comunque questa possibilità elimina un po’, e forse persino troppo, quella paura e quell’ansia che si vive nelle primissime ore del gioco, in cui ci si sente maledettamente fragili e si teme di morire da un momento all’altro.
Citizen Sleeper è una ventata d’aria fresca, che arricchisce il mondo dei videogiochi e della narrazione cyberpunk. Gli autori hanno compreso, probabilmente più di altri, che tutti i cliché del cyberpunk non sono il messaggio, ma solo il veicolo con cui sbatterci in faccia il messaggio, in un turbine di neon fluorescenti e olezzo cibernetico. Senza parlare dei problemi del futuro, ma facendoci vivere storie maledettamente vere e vicine a quello che milioni di persone vivono ogni giorno sulla propria pelle, il titolo è più sostanza che forma. E riesce a farmi riflettere sulle mie paure attuali, non sulle paure di un potenziale futuro che potrei non vedere mai.
I tanti personaggi che inconteremo, che chiederanno un nostro aiuto, che ci offriranno lavoro o che ci daranno la caccia sono sfaccettati, profondi e credibili. Anche senza dialoghi registrati, ma con tanti wall of text da spulciare, il piacere della scoperta è continuo. I fatti non vengono mai raccontati in modo didascalico, tutto fluisce organigamente, senza spiegoni inutili. E anche le inevitabili e necessarie fetch quest che di solito annoiano anche negli RPG migliori, qui vengono eseguite velocemente con dei dadi, tra un’interazione e l’altra.
E così badare ad una bambina mentre il padre si spacca la schiena alla ricerca di un passaggio intergalatticco, con appena 2 click e un paio di dialoghi, risulta incredibilmente più toccante, intimo e memorabile che far esplodere un covo di malviventi attraverso sessioni FPS adrenaliniche e violentissime. Dal punto di vista strettamente ludico è certo che la seconda opzione è più ricca, ma è proprio questo il punto: come si narra una storia, cosa si vuole dire e come lo si dice. E Citizen Sleeper lo fa magistralmente. Ora vorrei tanto un sequel…
PRO
CONTRO
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