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RECENSIONE – Meet Me At NooN: Uno straniante esercizio sul tempo che (non) passa

Quando arriva la bella stagione un genere di videogiochi molto gettonato è sicuramente quello dei puzzle game e Meet me at NooN può essere il vostro compagno più fedele.

Sviluppato e distribuito da Pandaroo Interactive questa esperienza delicata e insieme molto complicata da portare a compimento dichiara di ispirarsi al famoso film a base di loop temporali Tenet. Dopo averlo giocato, è ovviamente evidente come la meccanica principale che è poi proprio quella della manipolazione del tempo possa rimandare al film del 2020 diretto da Christopher Nolan.

RECENSIONE – Meet Me At NooN: Uno straniante esercizio sul tempo che (non) passa (foto screenshot di gioco)

Ma, se ci limitassimo a dirvi che questo puzzle game così all’apparenza soft si ispira a quell’esercizio cerebrale complesso che è il film di Nolan sarebbe un errore. Dentro Meet me at NooN abbiamo infatti percepito molte altre influenze e una è forse quella più ironica e insieme quella che può ampliare il numero di giocatori che potrebbero aver voglia di fare questo viaggio avanti e indietro nel tempo oltre la sua apparenza così cartoonosa.

Meet me at NooN, un candido manipolatore di neuroni

Meet me at NooN si presenta come quel genere di puzzle game che si trovano spesso negli Store dedicati ai prodotti per smartphone e tablet. Il gioco infatti è diviso in sezioni a loro volta suddivise in un numero variabile di livelli segnalati ognuno con una stella. In questo per esempio ricorda molto i giochi della serie Nonogram, un’altra esperienza di ginnastica mentale che almeno una volta dovreste fare.

RECENSIONE – Meet Me At NooN: Uno straniante esercizio sul tempo che (non) passa (foto screenshot di gioco)

E anche nel momento in cui si caricano i livelli l’impressione è quella di trovarsi davanti a un videogioco forse più adatto agli schermi degli smartphone che non ai computer. Ma in parte è proprio la possibilità di poterlo giocare su uno schermo abbastanza grande che permette di notare tutte le piccole animazioni che accompagnano i movimenti dei due spiriti, che ricordano ovviamente le metà di una clessidra rotta e che allo stesso tempo rimandano al protagonista di Journey e alla sua forma a campanella e ad alcuni personaggi dei film di Studio Ghibli.

Pandaroo Interactive riesce a creare ambienti di volta in volta freschi, complicati e snervanti con una palette estremamente limitata e una dose generosa ma non invadente di transizioni ed effetti luminosi. Anche la colonna sonora segue la stessa linea di delicatezza e tutto questo essere in un certo senso morbido del gioco ci ha tratto all’inizio in inganno. Del resto ci era stato presentato proprio come un puzzle game se Tenet fosse stato un puzzle game. La meccanica dei loop temporali è ben implementata e l’interfaccia utente ridotta al minimo indispensabile non risulta invadente modificandosi quel tanto che basta per registrare i nostri tentativi e fornirci, forse, spunti per risolvere i livelli che diventano sempre più complessi e costringono non solo a pensare in termini di movimenti nel tempo ma anche in termini di creatività nelle interazioni tra i due personaggi.

E più che il film del 2020 diretto da Nolan, Meet me at NooN è il puzzle game per i programmatori: riuscire a compiere le azioni necessarie ma in ordine inverso per giungere alle postazioni segnalate dal simbolo del Sole e della Luna richiede di pensare in termini di linguaggio informatico creando di volta in volta una serie di If.

Non è un gioco molto lungo ma è un gioco che ha le potenzialità per essere longevo soprattutto per chi ha voglia di raccogliere tutte le stelle e sbloccare i vari trofei. Mancano del tutto gli aiuti che di solito nei puzzle game in qualche modo appaiono e questo potrebbe risultare snervante ma, e di nuovo secondo noi proprio come avviene quando si lavora con i linguaggi di programmazione, Meet me at NooN è innanzitutto una esperienza per abbracciare la teoria del trial and error.

VOTO 8

PRO

  • Rilassante
  • Ben costruito e stuzzicante
  • Non si rompe mai la magia

CONTRO

  • Potrebbe risultare frustrante
  • Mancano alcuni elementi cardine del genere

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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