The Case of the Golden Idol non è soltanto degno rappresentante del genere delle avventure punta e clicca ma fa fare a questa nicchia un salto in avanti. Quello che resta da vedere è quanti giocatori e quante giocatrici sono disposti a prendere la rincorsa.
Abbiamo scaricato e installato il videogioco sviluppato da Color Gray Games e distribuito da Playstack con l’errata convenzione che, nonostante la descrizione data su Steam parlasse di un nuovo genere di gioco investigativo, non ci fossero in realtà troppe differenze rispetto agli altri punta e clicca che finora avevamo provato e che ci erano piaciuti.
Ma come ci ha insegnato proprio The Case of the Golden Idol, tutte le ipotesi per essere valide devono sopravvivere al vaglio dei fatti. E la nostra si è smontata dopo il primo omicidio. Quello che ne è rimasto è stata però una esperienza piacevole anche se decisamente frustrante e indisponente.
Quando un prodotto è fatto bene, di solito le reazioni che si hanno nei suoi confronti sono di due tipi: o se ne diventa immediatamente fan oppure occorre prima attraversare un periodo di gestazione perché la novità provoca momenti di assoluta totale e completa frustrazione. Non piace a nessuno quando un videogioco ti fa sentire stupido ma questo paradossalmente è uno dei pregi del gioco di Color Gray.
Anche nel modo in cui sono presentati gli omicidi da risolvere infatti, non c’è niente di simile agli altri punto e clicca usciti finora. La frustrazione è per questo frutto di una curva di apprendimento che va non salita ma ogni tanto scalata oppure arata. Superata questa spiacevole sensazione iniziale, però, ci si trova davanti a un esercizio mentale molto divertente e la volontà di scoprire l’assassino motiva ad andare avanti. Nel gioco, e per ogni omicidio, sono disponibili quattro aiuti ma, e anche qui sta l’innovazione di The Case of the Golden Idol, questi quattro aiuti servono solo ad indirizzare il pensiero. Il lavoro di gambe va comunque fatto. Se non vi piace riflettere, se siete tipi più votati all’azione di certo questo gioco non fa per voi neanche se vi piacciono i punti e clicca.
Un limite esiste e viene dal fatto che il gioco è completamente in inglese e che occorre avere buona padronanza della lingua per poter comprendere ciò che occorre fare e per riempire la scheda che descrive di volta in volta il caso che si sta risolvendo. Ah! Perché si chiama The Case of the Golden Idol? Perché tutto ruota intorno a una orrenda statuetta che a quanto pare tutti vogliono e che porta davvero jella: un videogioco innovativo nelle meccaniche che diventa una piccola lezione morale.
Non si tratta di un titolo di per sé lungo, ci sono solo 12 casi da risolvere al momento, e non è neanche un titolo che metta voglia di essere rigiocato ma si tratta di un format molto ben studiato e che con l’opportuna dose di creatività potrebbe essere arricchito di contenuti aggiuntivi da qui alla fine del prossimo millennio come se fosse una collana di romanzi. E noi vogliamo farci schiaffeggiare ancora.
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CONTRO
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